MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

Principali cause di incidente in parapendio

 

Errori di valutazione della Meteo

Pur essendo la meterologia una scienza esatta, risulta molto difficile fare una valutazione precisa ed obiettiva delle condizioni prima di decollare. Molti piloti, che pianificano i loro grandi voli studiano alla perfezione le carte delle previsioni, analizzano i radiosondaggi e gli emagammi, memorizzando le caratteristiche dell'aria. Molti di questi piloti affermano però che la valutazione finale viene spesso fatta in vlo e non coincide necessariamente con quanto previsto ed analizzato.

Vento rafficato

E' la condizione peggiore che un appassionato di volo libero può trovare: il parapendio vola perchè ha una certa velocità rispetto all'aria. Se il vento cambia di intensità la vela smette di volare correttamente. Solitamente questi venti sulle alpi corrispondono ai venti che provengono dai quadranti settentrionali. Qualsiasi istruttore insegna che in queste zone non si vola mai con il vento da nord, che solitamente è un vento causato da differenze di pressione che possono essere anche rilevanti. Un pilota che vola con vento rafficato farà fatica a controllare il parapendio e subirà numerose chiusure della vela. Secondo le testimonianze di alcuni istruttori proprio il forte vento da nord sarebbe stato la causa dell'incidente occorso al famoso alpinista Giacomo Scaccabarozzi il 2 agosto 1998 poco dopo essere decollato dalla Grigna con il suo parapendio Billiard.

Alcuni piloti sfidando comunque questa regola volando sottovento in località protette dal vento da nord (come al Monte Farno) oppure decollando verso nord quando non è troppo forte oppure ancora decollando con debole vento alle spalle.

Inoltre capita a di frequente di volare con brezze da sud a quote basse ma di incontrare vento da nord a quote più elevate.

Vento troppo forte

Il parapendio ha una velocità che è inevitabilmente limitata. Qualora la velocità del vento fosse uguale a quella del parapendio o addirittura superiore risulta impossibile avanzare controvento e di conseguenza il pilota viene spinto all'indietro senza possibilità di avanzamento. Succede in caso di venti meteo come quelli sopracitati ma anche con forti brezze di valle come la Breva che soffia in Valtellina. In questi casi il pilota non avanza rispetto al terreno ma indietreggia: un atterraggio in queste condizioni rende difficoltoso evitare eventuali ostacoli che si presentano dietro le spalle. Voltare le spalle al vento significa avanzare ad una velocità che è la somma della velocità del parapendio e quella del vento. Si possono passare abbondantemente gli 80 chilometri orari, rendendo di fatto impossibile il controllo nonchè un atterraggio senza conseguenze per il pilota.

In questi casi non bisognerebbe proprio volare e il lancio del paracadute di emergenza non può che comportare un ulteriore riduzione della controllabilità della vela.

 

Nebbia o nuvole

Il motore del parapendio sono le termiche: correnti acensionali che nella maggior parte delle volte, ad una certa quota si trasformano in nube per condensazione del vapore acqueo. Per questo motivo capita sovente di volare in presenza di piccole nubi cumuliformi. Premesso che il volo in nube è vietato dalla legge per il volo libero, può capitare un repentino cambiamento delle condizioni meteo che causa l'avvicinamento dei cumuli portati dal vento o che abbassano improvvisamente la base delle nuvole.

Alcuni piloti (anche in gara) si infilano volontariamente nelle nubi sfruttando l'effetto della termica che ha già iniziato a condensare per guadagnare ulteriore quota.

In questi casi il rischio e quello di una collisione con un altro pilota di parapendio, deltaplano o aliante, nonchè di collisione con altri ostacoli fissi. Immerso nella nebbia infatti il pilota perde quasi subito il senso dell'orientamento, non riuscendo più a seguire una traiettoria rettilinea. Gli uccelli per volare hanno una sorta di sesto senso orientandosi con il campo magnetico. Per un pilota è essenziale avere bussola e gps.

Cumulunembi e temporali

Da evitare assolutamente in quanto comportano venti fortissimi e rafficati. Finire in un cumulonembo è l'incubo peggiore per ogni pilota. Il cumulonembo è una nuvola gigantesca, capace di risucchiare un parapendio anche a diversi chilometri di distanza.

Nel cumulonembo ci sono temperature sotto zero, grandine, fulmini e venti fortissimi. Uscire incolumi da una situazione di questo tipo è un evento più unico che raro. E' capitato ad una fortunata pilota tedesca il 16 Febbraio 2007, Ewa Wisnierska , che si è trovata in un cumulonembo in Australia durante un volo di preparazione ai campionati mondiali a Manilla. E' stata trascianta quasi a 9000 metri e si è salvata dall'ipotermia e dall'ipossia solo perchè è svenuta. Non è andata altrettanto bene ad un pilota cinese che era in volo con lei quel giorno e ha perso la vita, He Zhongpin: è stato trovato a 75 chilometri dalla zona del decollo.

Quando si vola bisogna tenere sotto controllo non solo le previsioni ma ogni eventuale sviluppo di nubi temporalesche.

Purtroppo in alcuni casi le condizioni degenerano ad una velocità tale da non lasciare scampo ai piloti. E' il caso della tragedia del Monte Cornizzolo : il 24 luglio 1988 5 piloti hanno perso la vita a causa di un fortissimo temporale non previsto.

Ben due volte mi capitato di assistere all'arrivo di una perturbazione, con conseguenze fortunatamente limitate per i piloti in volo. Il 27 aprile 2007 sono decollato dal monte Cornizzolo salendo con la navetta delle 13.00: appena decollato ho provato a fare quota ma ho sentito alcune goccie di pioggia provenire da un cumulo dietro la montagna e mi sono decisamente allontanato spingendomi a sud verso la pianura. Sono atterrato ad Arluno dove c'era ancora il sole. Altri piloti sono saliti in decollo dopo di me con la navetta delle 15. Quelli che si sono resi conto della situazione si sono diretti velocemente in atterraggio, altri invece hanno continuato a volare fino all'arrivo del temporale. Chi era a terra ha visto chiaramente i piloti in difficoltà lottare contro le raffiche di vento ed è partito per i soccorsi. Fortunatamente tutti i piloti sono riusciti a mettersi in salvo facendo atterraggi di emergenza. E' rimasto coinvolto anche un pilota che è abilitato al biposto e abitualmente porta passeggeri.

L'altro incodente risale al 24 giugno 2006, quando alcuni piloti sono decollati nonostante l'avvertimento di un istruttore che stava sopraggiungendo il temporale. Sono stati trascinati per chilometri a nord del Cornizzolo e sono stati tratti in salvo in nottata dai pompieri.

Wind shear

Il wind shear è un fenomeno atmosferico in cui si verifica una variazione improvvisa di vento in intensità e direzione. La variazione del vento può essere sia in verticale che in orizzontale. In entrambi i casi è molto pericoloso per il parapendio.

Mi è capitato una volta di trovarmi con un forte vento alle spalle: avanzavo a circa 60 chilometri orari. Improvvisamente mi sono trovato conrovento: la mia vela ha fatto una brusca frenata, non risucendo a sopportare la velocità troppo elevata, io sono stato proiettato in avanti grazie alla forza di inerzia trovandomi con le gambe all'aria. E' seguita una violentissima picchiata con inevitabile pendolamento. In questi casi esiste il rischio concreto di trovarsi sopra la vela e di caderci dentro. Il pilota diventa una caramella e precipita rendendo quasi impossibile la ripresa del volo o il lancio del paracadute di emergenza.

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