tratto da "I VISITATORI DEL CIELO" DI HUBERT
AUPETIT
Probabilmente domenica 24 luglio 1988 si è consumata
la più grande tragedia del volo libero da quando questo è
praticato nel mondo.
Mario Maspero (il direttore di gara degli ultimi "Triangolo Lariano"),
Memo La Rocca, Guido Baruffini, Antonio Legranzini, sono morti, uccisi
da un cumulo nembo che si è formato in un istante sul Cornizzolo.
Marco Lietti, dopo tre giorni passati in gravissime condizioni all'ospedale
di Bergamo è spirato: i suoi organi sono stati donati a chi ne
avrà bisogno per continuare a vivere. Angelo Capitani dall'ospedale
di Como è stato trasportato a Chamonix in un centro specializzato
per la cura delle ustioni in viso e il congelamento delle mani.
Marco Casali dopo aver rotto un'ala ed aperto il paracadute,
è atterrato lesionandosi una caviglia.
Ezio Arrigoni è stato salvato da un' imbarcazione dopo che la
furia del vento io aveva spinto nel lago di Garlate; Roberto Colombo
è miracolosamente uscito indenne dopo un volo di tre ore dentro
e fuori dai cumulo.
Felice Cairoli, Sarino Martorana, Felice Sola e altri, sono fortunosamente
riusciti a salvarsi.
Tutto si è svolto in pochi attimi: dei venti aquiloni
in volo nessuno ha potuto prevedere uno sviluppo così veloce
del nembo; solo chi si trovava alle quote più basse o sufficientemente
davanti alla tremenda aspirazione ha potuto tener testa alla furia degli
elementi, per gli altri non c'è stato nulla da fare.
Capitani, che ho riaccompagnato a casa dopo che era stato recuperato
a Morbegno in Valtellina, raccontava di salite aggrappato alla barra
con l'ala che saliva velocissima, chiglia in verticale, o che scendeva
in picchiate al limite del ribaltamento.
Per evitare i tumbling Angelo cercava di virare in scivolata affidandosi
alla tenuta della struttura; il suo GTR 162 in ergal ha tenuto, e i
problemi, una volta atterrato, sono stati soprattutto quelli dati dalle
mani congelate che non gli consentivano di sganciarsi agevolmente.
Qualcuno, sempre pronto a sparare a zero con il senno di poi, ventila
l'idea che la cosa si potesse prevedere. Si prevedevano temporali; ma
non una tromba d'aria e non la formazione di un cumulo nembo nel giro
di tre o quattro minuti da un cielo azzurro e pressoché libero.
Nel momento del disastro io mi trovavo in barca a vela sul ramo del
lago di Lecco a circa 15 km dal Cornizzolo. Sin dalla mattina la Grigna
era incappucciata da "cumulus umilis" che non si erano evoluti
nell'arco del pomeriggio. A ovest si vedevano le cime delle montagne
occidentali al lago di Como.
Prima della buriana alcune nubi senza sviluppo verticale avanzavano
abbastanza lentamente. Sopra di noi l'azzurro.
Un tuono mi ha indotto ad ammainare le vele e a dirigermi a motore verso
Lecco. Nell'arco dl tre/quattro minuti, il tempo di indossare la cerata,
onde da un metro, raffiche di vento oltre gli 80 km/h, visibilità
inferiore a 20 metri, acqua in aerosol negli strati prossimi alla superficie
rendevano difficile anche respirare.
Volo in deltaplano da Otto anni, da altrettanti navigo con le imbarcazioni
più disparate questo lago, ma mai c'è stato cosi poco
tempo tra le prime avvisaglie e un fenomeno meteorologico così
imponente.
Questo, il fatto che venti piloti esperti, non "Rambo temerari",
fossero in volo al momento del disastro, può aiutare a capire
perché nessuno si sia accorto con sufficiente anticipo di quello
che stava succedendo. Tutto è stato di una velocità che
ha oltrepassato il limite delle aspettative che i segnali della natura
lasciavano interpretare solo qualche attimo prima.
La spiegazione meteorologica fa partire il tutto da un ingresso di aria
estremamente fredda in quota da nord-ovest: probabilmente la grande
differenza di temperatura tra la pianura che inizia proprio ai piedi
del Cornizzolo e delle Grigne, la Breva, un vento pomeridiano che dalle
pianura spira verso l'alto lago, hanno innescato quella che si è
rivelata una bomba meteorologica e che ha ucciso i nostri amici.
Innumerevoli sono state le giornate nelle quali si erano previsti temporali.
Nessuno, compreso chi dice che era previsto, si aspettava una evoluzione
del genere.
Dal punto di decollo del Cornizzolo inoltre, non era possibile vedere
l'evoluzione della situazione che si è formate dietro, verso
l'interno del territorio dei Triangolo Lariano.
Tiberio Roda
"È successo tutto in pochi minuti"
"In decollo c'era una cellula locale di temporale
ed abbiamo pensato: mal che vada andremo ad atterrare verso Lecco. un'evoluzione
così rapida e drammatica era assolutamente imprevedibile".
Su in decollo secondo me, c'era un fronte; anzi più che un fronte
sembrava una cellula locale di temporale"
"Siamo partiti molto tardi per fare un volo un pò diverso
dal solito. Verso le 16,20 sul Monte Bollettone era nero, però
quel nero che non dà fastidio; poi questa cellula si è
spostata sopra Erba e qui già ha cominciato a scaricare. In tanto
sul Bollettone ricompariva Il sole, così abbiamo pensato che
il temporale se ne stava andando via verso est sud-est. Parto e dopo
tre minuti parte anche Mario Maspero.
All' improvviso arriva un vento mostruoso, mentre il prato del decollo
si riempie di grandine. Punto verso est e comincio a trovare + 1 + 2,
mentre intorno a me ed anche più sotto cominciano a formarsi
delle cellule. Allora mi sono detto: devo stare più attento perché
questo qua dietro sta cominciando ad aspirare di brutto. Infatti mi
giro e vedo tutto nero che sta già scaricando e sopra continua
a formarsi. Tutto questo succede in due o tre minuti non di più
In quel momento ho visto un altro pilota, evidentemente non molto esperto,
che cercava di fare dei 360 gradi, come in scivolata d'ala, ma rimanendo
lì nella zona di forte ascendenza.
Io non avevo la sua stessa frequenza radio, ma altra gente da sotto
lo ha avvisato di allontanarsi. Tiro progressivamente la barra e supero
il monte Barro: senza fare una virata sono partito da 900 metri ed ora
sono a 1700! Tiro ancora, piego le ginocchia e metto la barra a metà
gamba. Tengo d'occhio il nero dietro di me, e controllo il vario, che
non va quasi mai sotto lo 0. Appena dà anche un piccolo valore
a scendere, picchio di più e cerco di fare delle "S".
Dopo il Barro, sul lago di Seriate, raggiungo tutti quelli che erano
partiti prima di me. Vedo l' Hazard di Lietti che tira verso la Valcava
(sempre est sudest) e gli faccio segno di accelerare... lo sorpasso
e quando giro l'occhio l'aquilone è già scomparso dentro
il nembo. Intanto sotto di me si è formato uno di quei nuvoloni
bianchi da "richiamo" di questo mostro che stava praticamente
aspirando tutto quello che c'era in giro. Il batuffolone bianco in pochi
secondi si trasforma in una vera e propria nube.
Sono preoccupato per Marco Lietti che si è lasciato tirare dentro:
con tutta questa condensazione sarà molto difficile uscire dalla
nuvola.
Continuo a "delfinare" cercando sempre di volare il più
veloce possibile. Trovo qualche zero ed allento la presa, ma non riesco
più a tenere la posizione normale di volo perché ho le
braccia irrigidite dalla fatica.
Intanto intorno, sia sull' aeroporto di Valbrembo, sia sulla Val Seriana,
il nembo stava già richiamando prepotentemente. Con formazioni
di cellule. La mia intenzione è di atterrare a Valbrembo; guardo
l'altimetro ed ho ancora 1500 metri punto la città di Bergamo
e vedo la formazione di un'altra cellula poco a sud dell'aeroporto di
Orio al Serio. Ad est, cioè in Val Seriana è tutto nero.
Sull'aeroporto finalmente riesco a scendere. So che hanno allungato
la pista e adesso qui atterrano anche i DC8 e DC9... guardo ad inizio
e fine pista e non vedo nessuno. Mi porto a 500 metri. L' aria sembra
molto più tranquilla, ed è estremamente calda. Mi viene
in mente la frase "La calma prima della tempesta"... ed ecco
un vento che, violentissimo, piega gli alberi fino quasi a terra.
Riesco ad atterrare in un prato di fianco all'aeroporto con l'aquilone
che vola all'indietro: c'è vento da ovest ad oltre 60 km/h. Prima
il vento era da est ora è da ovest: vuol dire che questo nembo
sta ancora richiamando altra roba. Intanto dietro di me comincia a cadere
la pioggia. Abbasso il delta e rimango sotto il temporale. Da quando
sono decollato sono passati 35/40 minuti ed ho fatto quasi 40 km"
"All' inizio non sembrava un nembo, ma solo una cellula locale.
Sia io che Mario non abbiamo valutato che potesse essere cosi veloce
il vento ad oltre 100 km/h era poi assolutamente impossibile da prevedere.
Dietro al nero vedevamo già il contorno del Bollettone, così
abbiamo detto: mal che vada andremo ad atterrare verso Lecco. Gli altri
delta già in volo erano li sopra al decollo 200/300 metri sembravano
proprio condizioni perfettamente normali; c'era vento da est poi naturalmente
quando è arrivato il temporale è girato anche il vento.
Era nero, e di solito col nero anche noi non partiamo mai, però
quando hai un pò di esperienza pensi anche: cerchiamo di sfruttare
la situazione. Dietro al Cornizzolo verso il Barro e verso Bergamo era
tutto completamente pulito, solo qualche piccolo batuffolo e quel cielo
un po? grigiastro. indice di grande caldo.
Era assolutamente impossibile prevedere una degenerazione così
violenta e veloce.
Maspero era ben preparato meteorologicamente. ed anche lui non aveva
immaginato niente."
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