Vipera comune
Un anfibio poco conosciuto ma di grande interesse è
la Salamandra nera che si incontra difficilmente perché,
a differenza degli altri anfibi, provvede alla riproduzione
senza portarsi mai all'acqua. La femmina conserva i piccoli
nel proprio corpo per deporli solo dopo il termine della
metamorfosi, quando cioè i giovani sono già
in grado di respirare con i polmoni. La zona mediana è
più ricca di specie; fra i rettili troviamo assai
frequente la Vipera comune o Aspide, distinguibile dal Marasso
per avere il profilo del muso più angolato. L'abbandono
delle colture montane ha favorito un sensibile aumento numerico
di questa specie tanto temuta per il suo pericoloso morso.
D'altra parte sui nostri monti sono in continua diminuzione
i predatori che in natura provvedono a controllarne la propagazione:
in particolare i rapaci diurni (Falconiformi) che sono stati
eccessivamente insidiati dalla caccia sportiva, in quanto
la legislazione venatoria per lunghi anni ha continuato
ad indicarli come animali "nocivi". La vipera
oggi deve temere un numero molto limitato di predatori mentre
sempre abbondanti rimangono gli animaletti che a loro volta
vengono predati da questo ofidio (5): topi, toporagni, lucertole
e rane. Poiché la vipera è l'unico vertebrato
pericoloso per l'uomo è opportuno segnalare gli elementi
che consentono di distinguerla dai serpenti comuni. Per
la colorazione e disposizione delle macchie la vipera può
essere confusa soprattutto con due colubridi (6): la Coronella
e la Natrice. Più facile è distinguere la
vipera basandosi sulle proporzioni: questo ofidio supera
raramente i 60 cm e presenta, generalmente, un tronco grosso
ed una coda corta in rapporto ai serpenti innocui; inoltre
ha movimenti lenti, contrariamente ai colubridi che saettano
via al primo avvicinarsi dell'uomo. Consce della loro forza,
cioè del veleno di cui dispongono, e della loro debolezza,
cioè la lentezza relativa dei movimenti, le vipere
preferiscono rimanere ferme, in prossimità di un
nemico, fidandosi anche delle proprietà mimetiche
di cui sono dotate. In casi estremi, cioè quando
un animale di grosse dimensioni si avvicina troppo, lo azzannano
a scopo difensivo. Sempre nella zona Mediana si rinvengono
con grande frequenza tre specie di colubri del tutto innocui
e quindi temuti senza ragione; essi sono il Biacco detto
Scorzone di cui è particolarmente diffusa la sottospecie
carbonaria quasi completamente nera; il Còlubro di
Esculapio di colore marroncino, ben noto come simbolo della
medicina e dei farmacisti, e infine la Coronella che per
colore e macchiatura può essere confusa con le Vipere
(pur essendo molto più snella). Le prime due specie
sono comunissime nelle zone boscose e cespugliate e scendono
facilmente anche al piano; raggiungono entrambe i 130 centimetri,
ma si possono incontrare anche esemplari più lunghi
(fino a 180 cm). La terza specie, invece, che non supera
i 70 cm, preferisce gli ambienti asciutti e può salire
anche alla zona alpina. Fra i sauri è molto comune
la Lucertola; ricordiamo poi il Ramarro diffuso come la
specie precedente sia sui fianchi vallivi che in pianura.
Abbastanza frequente, anche se non facilmente reperibile,
è l'Orbettino, sauro apodo (7) troppo spesso confuso
con i serpenti e, a torto, ritenuto pericolosissimo. È
invece un rettile mite. Fra gli anfibi ricordiamo la Salamandra
pezzata che vive nel bosco ma è raramente visibile;
infatti è attiva prevalentemente di notte. Nelle
parti pianeggianti della Valtellina e della Valchiavenna
incontriamo varie specie di rettili, fra cui alcune già
ricordate; in prossimità dell'acqua, sia corrente
che stagnante, è molto comune la Biscia d'acqua o
Natrice dal collare che si nutre prevalentemente di anfibi
e pesci, e la Natrice tessellata che però è
meno frequente. Ancora abbondante è la Rana verde
che tende ad abitare quasi esclusivamente i pochi prati
paludosi, parzialmente invasi dal canneto; abbastanza frequente
è la Raganella. Molto abbondante è il Rospo
comune che popola con la stessa intensità la pianura
e i pendii boscosi, ritornando all'acqua stagnante con stagionali
e massicce migrazioni nel periodo degli amori. Fra le specie
dubbie citiamo la Tartaruga palustre che è stata
raccolta alcune volte nei dintorni di Sondrio; si tratta
però certamente di individui importati, che hanno
trovato condizioni ambientali buone o forse appena accettabili.
La diffusione di rettili e anfibi nelle valli dell'Adda
e del Mera è in continuo regresso (se si eccettua
la vipera) non tanto per l'azione umana diretta, quanto
per la riduzione o alterazione degli ambienti naturali nei
quali questi animali possono vivere in perfetto equilibrio
con gli altri viventi.
atricolo tratto da http://www.popso.it/