Terme di Bormio
Le fonti termali che sgorgano all'imbocco della profonda
forra scavata dall'Adda alle spalle di Bormio, erano sicuramente
già celebri in epoche remote: Plinio il vecchio le
menziona nella sua "Naturalis Historia" e Cas-siodoro,
segretario del re ostrogoto Teodorico, in una lettera del
VI secolo, consiglia l'uso dei bagni al re Teodato. Le acque
termali furono subito sfruttate economicamente dai bormini
e già nell'alto Medio Evo furono costruiti gli edifici
dei Bagni Vecchi, forse su precedenti costruzioni romane.
Oggi, di questo storico impianto non restano che le mura.
La fama delle virtù terapeutiche di queste acque crebbe
di anno in anno, attirando nel bormiese turisti da ogni parte
d'Europa; si trattava per lo più di nobili e ricchi
notabili, i soli che, in quei tempi, si potevano permettere
una "vacanza". In seguito a questo notevole successo,
negli "Statuti di Bormio" si inserirono norme e
regolamenti per la gestione razionale delle fonti. Ad esempio,
per favorire l'afflusso di forestieri, fu vietato agli abitanti
locali di usare le acque termali nel periodo estivo. Si stabilirono,
inoltre, giorni alterni per l'accesso degli uomini e delle
donne. Nei pressi dell'edificio dei Bagni Nuovi fu realizzata
anche un'apposita area di cura per gli animali ammalati.
Sono ben nove le sorgenti, che sgorgano alle falde del monte
Reit. Si tratta di un'acqua fortemente radioattiva, che ha
una temperatura variante fra i 38° e i 41° C, con
punte massime nei mesi invernali e primaverili e minime in
estate. Le si riconoscono svariate proprietà terapeutiche
nella cura dell'uricemia, delle malattie del ricambio, del
diabete e delle affezioni ginecologiche.
Ogni sorgente ha un nome a partire da quella forse più
nota, la Cinglaccia, cui fanno seguito, più in alto,
le fonti Nibelunghi, Ostrogoti, Pliniana, Arciduchessa, Zampillo
dei Bimbi, Cassiodora, S. Carlo e S. Martino. Nei pressi dello
stabilimento dei Bagni Vecchi si trova poi la "grotta
sudatoria". E' un tunnel naturale tramite il quale si
accede ad uno slargo, dove precipitano le calde acque termali.
Le tre fasi di accesso, cioè ingresso, tunnel e slargo
finale, sono anche note tradizionalmente come "Paradiso",
"Purgatorio" e "Inferno", in rapporto
alla diversa temperatura che vi si riscontra.
Agli inizi del secolo scorso, fu evidente che i vecchi stabilimenti
dei Bagni erano ormai obsoleti ed insufficienti per garantire
un valido servizio ai loro frequentatori. Si pensò,
pertanto, di dare il via alla costruzione di un nuovo centro
termale.
La costruzione dei Bagni Nuovi, iniziò nel 1832 su
progetto dell'ingegner Giovanni Donegani, sotto gli auspici
dal governo asburgico e favorita dalla costruzione della strada
dello Stelvio, realizzata fra il 1820 e il 1824 da Carlo Donegani,
padre di Giovanni. L'opera fu terminata nel 1836 e conobbe
subito un grande successo. L'albergo era, oltre che luogo
di cura, anche semplice stazione di soggiorno estivo e punto
di sosta per i viaggiatori che transitavano per lo Stelvio.
Sasso Garibaldi: grosso masso calcareo dalla cui vetta
pare che il generale abbia guidato, nel 1859, l'assalto ai
Bagni Vecchi, occupati dagli austriaci.
Poco più avanti ci si imbatte in un minuscolo Cimitero
Alpino dedicato a due alpinisti morti sul Monte Cevedale nel
1878. L'incidente capitò ad una cordata composta da
tre facoltosi alpinisti tedeschi, accompagnati da una Guida
e un Portatore di Sulden. Solo uno di loro, il dottor Georg
Salomon, ebbe la fortuna di sopravvivere al tremendo volo
che fecero, scivolando per oltre cinquecento metri e cadendo
in un crepaccio, quando ormai erano prossimi alla vetta. Alcune
cordate che seguivano poterono prestare i primi soccorsi all'infortunato
e, dividendosi, scendere sui due versanti del monte a cercare
aiuti. Per primi due alpinisti tedeschi giunsero alle Baite
dei Forni, dove ebbero la fortuna di trovare la Guida Luigi
Bonetti che con sette uomini partì subito alla volta
del luogo dell'incidente. Con il salvataggio dell'alpinista
tedesco si concludeva felicemente una delle prime operazioni
di soccorso alpino condotta sulle montagne valtellinesi. Pochi
anni dopo dottor Salomon lasciò una particolareggiata
descrizione dei fatti cui fu dato ampio risalto sulla stampa
locale. L'articolo dell'alpinista terminava con un ricordo
dei compagni scomparsi: "Nell'agosto 1882 ritornai, in
compagnia di mio fratello Wilheim, a quei luoghi che erano
per me pieni di ricordi. La nostra meta principale fu Bormio
dove ora, nelle vicinanze dei Bagni Nuovi, i miei amici hanno
trovato una bella e degna sepoltura".I resti mortali
dei due compagni del Salomon, Carl Sachs e Paul Heinitz, riposano
ancor oggi nel minuscolo cimitero loro dedicato lungo la stradetta
che collega i Bagni Vecchi ai Bagni Nuovi di Bormio.
Le sorgenti che alimentano i complessi termali di Bormio:
Sorgente Arciduchessa o Bagni Romani:
il nome le è stato dato nel 1590 dopo un soggiorno
dellarciduchessa dAustria.
Scaturisce a quota 1406 s.l.m. da una larga frattura del
monte Reit in fondo ad una galleria lunga 4 metri circa che
collega la sorgente con due vasche del reparto fanghi nell'ultimo
locale del piano interrato dell'antico Ospitium Balnerum,
demolito nella parte alta nei primi anni dei nostro secolo,
quando i cosiddetti bagni romani furono ristrutturati con
la ricostruzione dei vecchi soffitti a volta, limitandone
notevolmente il locale verso monte dove sgorga l'Arciduchessa.
Questa sorgente che, come quella di S.Martino e la Cassiodoro,
tiene in sospensione dei grumi grigiastri con sostanze organiche
in rilevanti proporzioni, fornisce la maggior parte del fango
usato per le cure specialistiche. L'Arciduchessa dà circa
400 litri di acqua al minuto con una temperatura media tra
39° Ce i 40° C; le acque dopo aver attraversato le vasche
di deposito fango, si convogliano con quelle uscenti dalla
vasche della Sorgente Cassiodoro e Zampillo dei Bambini, quindi
mediante tubatura interrata scendono ad alimentare le terme
del Grand Hotel Bagni Nuovi distante oltre 700 metri.
Sorgente di Cassiodoro:
Sgorga da una frattura del monte a quota 1380 s.l.m. Il luogo
dove sgorga questa sorgente è di difficile accesso: sino alla
prima metà dell'800 l'acqua precipitava libera nel sottostante
burrone, soltanto più tardi venne costruita una vasca di captazione
per unirla quelle che alimentavano i Bagni Nuovi (compresi
i bagni per le pecore e per i cavalli). Ha una portata di
250 litri al minuto con una temperatura media annua che oscilla
tra i 36° C e 39° C.
Sorgente Cinglaccia:
Zampilla dalla roccia in prossimità del letto del fiume Adda,
sulla sponda sinistra, dove originariamente era visibile una
sassaia a secco e una galleria lunga 6 metri circa. La sorgente
distava dal fiume 2,5 metri e nella stagione estiva, quando
l'Adda raggiungeva il livello massimo si confondeva con la
stessa acqua del fiume. La Cinglaccia aveva allora una portata
di 300 litri al minuto mentre ora, dopo l'opera di captazione
eseguita dalla società terme Bormiesi, raggiunge e supera
i 1000 litri al minuto. E' particolarmente interessante rilevare,
sulla scorta di antiche memorie che detta sorgente termale
aveva zampilli anche nello stesso letto del fiume e una piccola
fonte si poteva osservare anche sull'altra sponda dell'Adda.
Sorgente Nibelunghi:
come la precedente anche questa fonte non ha mai avuto utilizzo
alcuno anche perché scaturisce da un punto quasi inaccessibile
sulla parete dolomitica. La portata è di quaranta litri
al minuto.
Sorgente Ostrogoti:
Nasce in una piccola caverna del Monte Reit, a sinistra del
burrone dove precipita l'Adda, a quota 1340 s.l.m. Il luogo
si presenta particolarmente scosceso e dirupato. L'acqua ha
una temperatura media annua tra i 34° C e 35° C e una portata
di circa 30 litri al minuto; non è mai stata utilizzata.
Fonte Pliniana:
trae il suo nome da una citazione di Plinio il Vecchio in
cui vengono nominate le sorgenti calde in Iugis Alpium.
Nasce da una fenditura della roccia presso una grotta costruita
nel 1908 a sostituzione della tettoia preesistente fin da
tempi remoti.
Conosciuta, celebrata ed usata come bevanda sin dall'antichità
più remota, essa sgorga da una fenditura della parete rocciosa
dolomitica della Reit in una grotta costruita nel 1908 presso
cui era una antica tettoia a quota 1340 s.l.m. fra lo stabilimento
lussuoso dei Bagni Nuovi e quello dei Bagni Vecchi. Sotto
la balza sporgente della grotta venne sistemata una vasca
per la captazione dell'acqua che mediante speciale conduttura
veniva portata allo stabilimento della Castellanella prima,
e successivamente a quello nuovo costruito in località Molina
sotto i bagni Nuovi, sulla strada per Livigno. La sorgente
Pliniana ha una portata di circa 100 litri al minuto con una
temperatura costante di circa 38° C. A differenza delle altre
sorgenti, le acque della Pliniana sono batteriologicamente
purissime, prive di fango e più radioattive delle altre. Negli
anni '80 il Grand Hotel Bagni Nuovi è stato ristrutturato
ma fino ad ora i lavori non sono stati terminati
Sorgente di San Carlo:
è conosciuta anche come fonte degli occhi in quanto
la sua acqua veniva anticamente usata come collirio. Successivamente
venne intitolata a S.Carlo, probabilmente nel periodo della
peste, periodo in cui allo stesso santo vennero dedicati molti
luoghi di culto.
Sgorga dalla roccia dolomitica a monte del sentiero che conduce
ai Bagni Vecchi a quota 1370 s.l.m.; l'acqua è leggermente
gassosa per la presenza di acido carbonico, contiene carbonato
ferroso e lascia un lieve deposito di color ocra. Viene particolarmente
usata per la cura della congiuntiva oculare ma è anche usata
come bibita sul luogo. Ha una portata di circa 3/4 litri al
minuto e una temperatura media tra i 18° C e i 19° C che risulta
essere la temperatura più bassa di tutte le sorgenti termali
del bormiese.
Sorgente di San Martino:
E conosciuta anche con il nome fonte del principe
Umberto in quanto si narra che venne scoperta il giorno
in cui i figli di re Vittorio Emanuele si trovavano in visita
ai Bagni di Bormio.
E' la più alta a 1421 s.l.m. e scaturisce da una geode nelle
dolomie principali nel fondo di una galleria sotterranea lunga
circa 40 metri usata come grotta sudatoria. La grotta sudatoria
è costituita da tre parti, il Tepidarium dall'entrata fino
al vestibolo dove sono le docce, il Calidarium dal vestibolo
al fondo della grotta dove sgorga la sorgente S. Martino:
qui la grotta appare suddivisa in tre parti. Paradiso, Purgatorio,
Inferno perché man mano che ci si avvicina alla fonte la temperatura
nella galleria aumenta. Le acque di questa sorgente, la cui
temperatura media annuale è tra i 39°C e 41° C sono usate
per bibita, bagni, inalazioni e irrigazioni allo Stabilimento
Bagni Vecchi. II dr. Pianta Reichenau nel 1860 riferisce che
tale sorgente era composta da tre diversi zampilli, l'uno
vicino all'altro. Uno di questi che aveva qualche grado calorico
in più degli altri sarebbe stato scoperto il 15 agosto 1860,
il giorno in cui il Principe Umberto di Savoia, accompagnato
dal fratello, visitò i Bagni. A ricordo delle particolari
circostanze la piccola sorgente fu detta Fonte del Principe
Umberto. Va sottolineato che le tre piccole fonti, formanti
nei tempi andati la sorgente di S. Martino sgorgano in fondo
alla primitiva caverna che nel 1860 terminava all'altezza
dell'attuale biforcazione della grotta omonima. La sorgente
dà circa 250 litri di acqua al minuto.
Zampillo dei Bambini:
Sgorga in vari zampilli da una frattura superficiale della
roccia dolomitica a quota 1395 s.l.m. circa dieci metri più
in basso di quella dell'Arciduchessa; ha una temperatura media
tra i 38° C e i 40° C e una portata di circa 150 litri al
minuto. La sorgente è protetta da un piccolo casello in muratura
e con l'Arciduchessa e la Cassiodoro alimenta lo stabilimento
dei Bagni Nuovi.
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