LA STORIA DI MW SUL MONTE BIANCO
Ghiacciaio del Gigante, alba del 16 agosto 1988. Un'ombra
si cala lungo il cavo che regge il pilone sospeso della telecabina
che collega la Punta Hallbronner con l'Aiguille du Midi. E'
Reinhold Messner, l'alpinista più famoso del mondo,
che raggiunto il pilone cala una corda in direzione del ghiacciaio.
Lungo questa fune salgono Alessandro Gogna e Roland Losso.
Quando tutti e tre sono in alto, issano un grande striscione
con la scritta "Non à la télécabine.
Mountain Wilderness". In basso restano molti altri militanti
dell'associazione, tra cui moltissimi alpinisti come Michel
Piola e Patrick Gabarrou, un folto gruppo di giornalisti,
una troupe della RAI.
L'immagine di quello striscione, di quelle corde, delle cabine
che riprendono a muoversi fa il giro del mondo. MW era nata
appena pochi mesi prima, la battaglia per liberare il massiccio
da quel deturpante impianto inizia ufficialmente quel giorno.
<<Siamo stati accusati di esibizionismo oppure di essere
dei vagabondi e dei fannulloni>>, dice Gogna, <<Messner
nella sua posizione carismatica è stato quello che
si è preso più ingiurie>>, anche se tecnicamente
le navicelle della Funivia dei Ghiacciai non sono mai state
bloccate neppure per un minuto. <<Non vedo perché
scagliarsi contro qualcosa che non dà fastidio a nessuno>>,
diceva Vittorio Bigio, guida alpina e maestro di sci, <<e
per di più già destinata a morte certa: quando
scadrà la concessione, credo che a nessuno verrà
in mente di rinnovarla>>.
L'anno dopo, il 1989, la seconda iniziativa ha un carattere
più di massa. In fila fin dalle sei del mattino davanti
alla stazione di La Palud, guidati da Carlo Alberto Pinelli
e da Gogna con la presenza di Alexander Langer, hanno raggiunto
Punta Hellbronner in duecentocinquanta, per mettersi poi in
marcia nella nebbia legati in cordata; un'altra cinquantina,
con Francois Laband in testa, è partita dall'Aiguille
du Midi. Giunti dopo un'ora e mezza nel grande pianoro che
si apre fino al granito della Pyramide du Tacul hanno preso
corpo le dieci lettere di "pour le parc" formate
dai corpi dei partecipanti, ben visibili dalle cime circostanti
ma soprattutto dalle cabinette che si incrociavano sopra il
ghiacciaio.
Nel 1990 ad Annecy i tre governi di Italia, Francia e Svizzera
e quelli locali della Valle D'Aosta, dell'Alta Savoia e del
Cantone del Vallese varano il primo documento comune sui problemi
del monte bianco: viene eliminata la parola "parco",
compare il termine assai più ambiguo di "spazio",
a testimonianza di una volontà iniziale che verrà
confermata negli anni seguenti. Sui diversi versanti, l'iniziativa
di MW prosegue con dibattiti, discussioni, raccolte di firme:
nel 1991 anche il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga
firma una cartolina per il Parco. Viene varata la Conferenza
Transfrontaliera, che però perde l'opportunità
di inserire il Monte Bianco nella legge quadro sui parchi
nazionali, la n° 394 del dicembre '91.
In Italia il Ministero per l'Ambiente non fa nulla per bloccare
i cantieri dell'autostrada, ormai giunti alle porte di Courmayeur
e ai piedi del massiccio; in Francia soprattutto continuano
preoccupanti lavori di ampliamento di rifugi come quelli del
Gouter e dei Cosmiques, con conseguenti rischi di ulteriore
affollamento ad alta quota. MW assieme ad altre associazioni
costituisce l'8 giugno 1991 ad Evian il CIAPM, Comitato Internazionale
delle Associazioni delle associazioni per il Monte Bianco,
oggi denominato ProMontBlanc. Diverse volte vengono organizzate
cordate di parlamentari condotti sulla vetta del Bianco, per
coinvolgere il mondo politico a tutela del massiccio: ad una
di queste parteciperà anche il leghista Castelli, che
una volta divenuto Ministro della Giustizia provvederà
coerentemente a depenalizzare i reati ambientali
Mountain Wilderness vuole portare il Monte Bianco all'attenzione
dei politici distratti, degli amministratori assenti, dei
cittadini disinformati. Un'attenzione che il Monte Bianco
merita per quello che è e per quello che rappresenta:
non solo la più alta vetta d'Europa, culla della storia
dell'alpinismo e splendido teatro di avventura in alta quota,
ma anche il nostro più grande serbatoio di risorse
idriche per la pianura in un ambiente unico al mondo. Ogni
anno MW è stata presente, e ancora lo sarà.
Solo per citare alcune iniziative, nel 1995 la salita a piedi
al Colle del Gigante dal versante francese; nel 1996 una festosa
traversata di undici giorni per un giro ad anello attorno
al massiccio, replicata parzialmente nel '98; nel 1999 i trecentomila
passi per la montagna, staffetta da Torino al Monte Bianco;
nel 2002 un corso di ecoalpinismo con basi operative in Val
Ferret e Val Veny. Nel frattempo diversi avvenimenti si sono
succeduti, alcuni positivi ed altri meno. Nel 1991 una valanga
travolge ed uccide dodici sciatori sulla pista del Pavillion;
è del 1994 la chiusura definitiva (almeno sino ad oggi)
dello sci estivo; nel 1999 il terribile disastro del tunnel
del Monte Bianco, che ripropone il problema del traffico pesante;
nel 2002 la Regione decide l'abbattimento del ripetitore sull'Aiguille
de Trelatete, da anni oggetto di protesta da parte di MW.
Gli obiettivi della nostra associazione sono sempre gli stessi,
che possiamo riassumere nel manifesto della campagna "Mont
Blanc 2000":
· Creazione di uno spazio protetto internazionale intorno
al Monte Bianco con zonazione dell'intero territorio (zone
di wilderness e zone di sviluppo).
· Inserimento del massiccio del Monte bianco tra i
Monumenti del Mondo dell'UNESCO come patrimonio culturale
e naturale, o in alternativa creazione di una Riserva della
Biosfera che comprenda tutto il massiccio secondo il programma
dell'UNESCO "Man and the Biosphere" (MAB).
· Sensibilizzazione delle popolazioni locali sui rischi
di degrado del massiccio.
· Promozione di un'economia agricola alpina di tipo
estensivo.
· Valorizzazione delle culture locali e delle tradizioni
artigianali, per esempio attraverso la commercializzazione
diretta dei prodotti agricoli regionali.
· Sviluppo di un turismo alpino ecosostenibile nel
tempo; alloggi e rifugi alpini allestiti e condotti come modelli
di gestione ecologica, attrezzatura e chiodatura (a pressione)
delle vie di arrampicata limitata al minimo.
· Nessuna apertura di nuovi comprensori attraverso
strade o impianti a fune, promozione dei mezzi pubblici di
valle e riduzione del traffico di transito tramite pedaggi
o altro.
· Risarcimenti ecologicamente mirati in caso di rinuncia
a progetti non sostenibili a lungo termine.
· Divieto dell'eliturismo nei tre Paesi interessati.
· Smantellamento e rimozione dei resti della funivia
del Col du Midi, smantellamento della cabinovia sopra la Vallée
Blanche.
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