MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA
In mountain bike da Sondrio a Bergamo

Passo Tartano

26 - 27 Luglio 2008

adda_e_valtellina alpeggi_val_tartano baita_del_camoscio baite_san_simone bergamo_ bivacco_zamboni
bivio_casera_vicimia bivio_per_foppolo bormino campo_tartano cascata_a_branzi cascata_val_tartano
ciclabile_val_seriana croce_passo_tartano delta_integrale downhill_arale downhill_san_simone gattini
il_pullman_della_speranza laghi_di_porcile mountain_bike_tartano mtb_arale mtb_san_simone mungitrice_trasportabile
passo_tartano ponte_adda_in_ferro ponte_in_val_lunga ponte_pedonale_adda ponte_pedonale_sul_serio radetzky_aperitivo
rifugio_beniamino segnavia_val_lunga sentiero_passo_tartano sentiero_sul_serio sentiero_verso_passo_tartano stazione_FS_bergamo
sterrato_san_simone sterrato_val_tartano toliette_del_rifugio_beniamino traversata_affluente_adda trincee_al_passo_tartano ultima_salita_rifugio_arale
val_lunga val_lunga_mtb vitelli_a_san_simone zogno    

 

Sveglia alle 7.20: abbiamo in progrqamma una gita treno + bici a Sainkt Moritz con rientro a Milano in Mtb scendendo dal Maloja. Dovremmo prendere il treno che dalla stazione centrale di Milano arriva a Tirano alle 10.42. Stranamente noto che il trenino rosso del Bernina parte alle 10.40 e mi sembra strano che per soli 2 minuti non sia possibile avere la coincidenza con due treni in un paese così piccolo con le 2 stazioni praticamente attaccate. Penso che gli svizzeri, conoscendo i ritardi dei treni italiani, abbiano fatto apposta ad evitare la coincidenza per evitare di aspettare sempre treni in ritardo. Cerco di scacciare questi pensieri dalla mente e il mio ottimismo arriva a sperare che in realtà il treno italiano sia in leggero anticipo e ci consenta di prendere il treno delle rerrovie retiche.


In caso contrario dovremmo attendere un'ora per quello successivo.
Pedaliamo velocemente in una Milano ancora deserta e ci lasciamo alle spalle un ragazzo che sta fotografando i resti della serata di via Vetere. E' allibito dalla quantità di bicchieri e bottiglie rotte che hanno invaso la zona. Fotografa le macchine coperte di bicchieri. Gli sembra uno scenario da terzo mondo e ci chiede cosa è successo: purtroppo non possiamo fare altro che confermargli che tutte le mattine la situazione è questa.
Arriviamo in stazione centrale alle 8.00 e ci imbattiamo in una coda mostruosa per le uniche due biglietterie aperte. Ieri sera abbiamo provato a fare i biglietti online ma non c'è possibilità di richiedere il supplemento per le bici. Non abbiamo tempo di fare tutta la coda e facciamo una coda più breve per uno sportello automatico che però non accetta carte di credito e non dà resto ed anche questo non stampa i supplementi per le bici. Facciamo almeno i biglietti per Tirano e cerchiamo in tutte le edicole e tabaccherie due biglietti chilometrici che potrebbero sostituire il supplemento bici ma che non troviamo.


Rinunciamo al notro proposito e andiamo a cercare il treno che è in ritardo e non è ancora sul binario. Arriva con un quarto d'ora di ritardo e finalmente carichiamo le biciclette nell'apposito scomparto. Ci sediamo e finalmente ci rilassiamo pronti a goderci il viaggio. Guardando fuori dal finestrino mi accorgo che siamo sul ponte in ferro di Paderno d'Adda e mi godo lo spettacolo del fiume che scorre decine di metri sotto il treno. Non ho fatto molte volte questa tratta ma non mi ricordo di essere mai passato da qui. Sempre distrattamente scorgo sulla sinistra del treno i ripetitori di Valcava e mi sento davvero confuso: avremo sbagliato treno? Le montagne sono dalla parte opposta di dove dovrebbero essere. Attribuisco l'equivoco alla stanchezza e non ci penso. Nel frattempo il treno si ferma alla stazione di Ponte San Pietro e il capotreno scende. Sono ancora addormentato e sento gente che si lamenta e inveisce contro i ferrovieri.


Dopo una lunga attesa il treno riparte però in direzione conrtaria: a questo punto mi alzo e chiedo informazioni ai passeggeri più adirati che dicono che la linea è interrotta e dobbiamo tornare indietro. Sono allarmato ma non c'è nessuno che ci informi di cosa sta succedendo. Il treno fa una'altra lunga sosta nei pressi di un passaggio a livello: le auto ferme iniziano a suonare e alcuni fanno inversione. Un passeggero del treno inveisce ed esce dal finestrino. Da indiscrezioni che raccogliamo parrebbe che sia interrotta la linea Milano Lecco e che stiamo facendo un percorso alternativo. Finalmente il treno riparte, arrivando a Lecco con oltre un'ora di ritardo. Dagli altoparlanti della stazione ascoltiamo i messaggi che avvisano i passeggeri dell'interruzione e fanno presente che per andare a milano è necessario fare il trasbordo su un pullman e poi nuovamente su un altro treno. In fondo continuo a sperare che il treno possa recuperare perte del ritardo permettendoci almeno di prendere il trenino rosso delle 11.40.
Il treno prosegue risalendo lentamente il lago di Lecco per immettersi pigramente nella Valtellina.

A questo punto il ritardo accumulato è mostruoso e le speranze di recuperare sono quasi svanite del tutto quando ci appare un miraggio: il controllore. Sentiamo dal fondo del vagone i passeggeri che si lamentano ma non sappiamo ancora cosa ci aspetta: quando arriva il nostro turno ci controlla i biglietti e ci informa che l'ultima stazione sarà Sondrio. Anche la linea fino a Tirano è interrotta e ci sarà un bus sostitutivo. Secondo l'improbabile controllore dovremmo comunque arrivare a Tirano alle 11.45, con solo un'ora di ritardo. Alla nostra obiezione che perderemmo la coincidenza dice senza troppa convinzione che potrebbero chiamare la stazione svizzera dicendo di aspettare. Fantascienza. Mentre cerca di giustificarsi sto già pensando ad un programma alternativo. Potremmo rientrare a casa valicando le Prealpi Orobiche.


Sendiamo alla stazione di Sondrio alle 11.30 e vediamo lo spettacolo agghiacciante del pullman della speranza: decine di persone si sono accalcate dentro un pullman che non riesce a portare tutti, nemmeno in piedi e leggiamo la disperazione di quelli che sono rimasti a terra. Tra questi le nostre vicine di viaggio che dovrebbero arrivare a Santa Caterina. Probabilmente il viaggio gli impegherà tutta la giornata.


Andiamo a cercare informazioni sulla percorribilità della sentieristica di un passo che ho individuato sulla Kompass di Sondrio. Purtroppo all'ufficio informazioni che c'è davanti alla stazione non sanno nulla e non hanno cartine dei sentieri. Sarebbero disponibili a fare ricerche su internet ma ce ne andiamo alla ricerca della Kompass confinante con quella di Sondrio. Giriamo diverse edicole chiedendo anche informazioni sui passi che collegano le due valli ma nessuno li conosce.
Finalmente troviamo la cartina giusta ed individuo un itinerario percorribile con un rifugio nei pressi del passo. Mentre sorseggiamo una birra con un aperitivo chiamo l'892424 per avere il numero di telefono del rifugio Beniamino ma non riescono a trovarlo. E pensare che pasterebbe cercarlo su Google per trovarlo come primo risultato. Provo a collegarmi con il mio velocissimo LG Umts ma non riesce a caricare la pagina. Cechiamo informazioni anche nei bar ed infine torniamo all'ufficio informazioni che nel frattempo ha chiuso. Decidiamo di partire comunque per l'itinerario scelto anche senza sapere se il rifugio sarà aperto. Con le bici eventualmente potremmo scendere a valle velocemente in caso di chiusura. Percorriamo la ciclabile accanto all'Adda fino a Colorina. Oservo alla mia destra l'alpe Scermandone e mi vengono in mente i voli in parapendio che ho fatto nella zona. Qui la ciclabile si interrompe e ci immettiamo su una strada asfaltata che però risulta essere chiusa.

Ci vengono in mente le alluvioni delle scorse settimane e decidiamo di proseguire comunque pensando che un'ostacolo per un'autovettura potrebbe non essere un problema per una mountain bike. Percorriamo la strada che è già stata liberata completamente dai residui dell'alluvione ed arriviamo ad imboccare la strada che sale verso la Val Tartano. Risaliamo pigramente gli 11 tornanti, osservando la Valtellina e l'Adda che si tuffa nel lago di Como. Superiamo l'abitato di Bormino e ci fermiamo a Campo per abbondanti libagioni accompagnate da un ottimo panino. Abbiamo trovato un albergo molto carino appena ristrutturato e avrebbero posto per dormire. Ci sconsigliano vivamente l'itinerario da noi scelto perchè ci sarebbero diverse ore da fare con la bici in spalla.

 

Gentilissimi ci trovano il numero di telefono del rifugio che è aperto e avrebbe posto per stanotte. Ripartiamo scoraggiati pensando ad eventuali itinerari alternativi. Risaliamo la Val Tartano, passando per l'omonimo paese ed imbocchiamo lo sterrato che, risalendo la Val Piana, ci porta a quota 1500 metri slm dove troviamo il rifugio. I gestori ci tranquillizzano sulla fattibilità del tragitto e decidiamo di fermarci. Ci pesa rinunciare alle comodità del bellissimo albergo dove siamo stati prima ma la fatica di dover rifare questa salita ci porta ad accettare di pernottate in questo rifugio attrezzato come un vero bivacco d'alta quota. Dobbiamo rinunciare anche alla doccia non avendo ne asciugamani ne ciabatte, e non ci resta che goderci un'ottima cena a base di minestrone e arrosto.


Ci svegliamo la mattina successiva pigramente e andiamo a fare colazione. Il cielo è molto nuvoloso, specialmente nella direzioni in cui dobbiamo andare noi. Facciamo una colazione con pane e marmellata e ci prepariamo a spingere le bici sul sentiero ripido e in meno di due ore siamo sullo spartiacque tra Valtellina e Val Seriana. Da qui ci aspetta una discesa di oltre 2000 metri, su una lunghezza di circa 70 chilometri.

Respiriamo una libertà infinita, e ci rendiamo conto di essere usciti non solo dalle strade asfaltate ma anche da uno schema di vita che ci ha ingabbiati nelle automobili. Siamo prigionieri tutti i giorni delle città, delle strade asfaltate, dei combustibili fossili, dei tram e dei treni. Non siamo disposti a fare un minimo di fatica per guadagnarci un posto come questo. Fino a pochi anni fa frequentato dai soldati, che salivano in trincea con pesanti carichi di armi e munizioni, rischiando la vita in guerra per difendere il paese e la propria pelle. E quando non c'era la guerra questi posti erano popolati da orsi, lupi e briganti. I primi due li abbiamo sterminati e i briganti adesso preferiscono anche loro muoversi tra le comodità della città. Solo adesso possiamo respirare la libertà e la pace che ci regalano queste montagne solitarie.

 

Home

 

 

in collaborazione con www.valtline.it - www.valtline.com