Sveglia all'alba con appuntamento alle 6.45 all'Esselunga
di Lissone. Ci attende un lungo viaggio verso Fiesch, paradiso Elvetico
per il volo libero. Passiamo Domodossola, il passo del Sempione, Briga
e alle 10.00 siamo in atterraggio. Ci aspettano altri amici arrivati
prima di noi.
In tutto siamo 13 e dovremo aspettare le 11.00 per salire
il decollo con la funivia. L'istruttore locale dice che questa giornata
sarà troppo forte, con vento sostenuto e termiche oltre i 12
metri al secondo. Per questo motivo lui ha bloccato i voli degli allievi
e dei voli in biposto.
Non ci facciamo intimorire ed iniziamo a sognare queste
favolose correnti ascensionali. Ieri al monte Cornizzolo la gionata
è stata decisamente fiacca, con una copertura nuvolosa bassissima
che ha impedito qualsiasi spostamento.
Raggiunto il decollo iniziamo a stendere le vele. Il sole
scalda tantissimo, fa davvero caldo e la neve è ormai ridotta
ad una poltiglia semiliquida. I piloti più esperti ci fanno un
brief di volo: risaliremo la valle fino a Oberwald e poi rientreremo
cercando di spingerci oltre Briga.
Loro parlano di voli di più di cento chilometri ma con la mia
vela lentissima sembrano assolutamente irraggiungibili.
Per poter stare tante ore in volo non ho bevuto ne mangiato
nulla e per far dimenticare allo stomaco gli scossoni dati dalle forti
termiche prendo una xamamina.
Mi copro con una tuta da sci, cappelo in pile e guanti
in Goretex per proteggermi dal freddo che avrò in volo ma inizio
a fare la sauna, prolungata involontariamente da un errore in decollo.
Il vento è strano e ogni tanto gira arrivando anche da dietro.
Probabilmente questo è dovuto alle forti bolle d'aria che si
staccano improvvisamente da terra.
Finalmente decollo e, con un pò di fatica aggancio
una robusta termica che mi porta a 3500 metri. Il panorama è
davvero sensazionale: sto volando sopra un ghiacciaio che ricorda moltissimo
i fratelli maggiori Himalayani.
Adesso ho quota sufficiente per intraprendere il primo
traverso. Gli altri piloti sono tutti più veloci di me e li vedo
fuggire verso il passo Furka. Sono così lontani che li perdo
di vista, ho l'impressione che abbiano cambiato programma e abbiano
deciso di proseguire oltre il passo. Il Gps indica che sono già
a 20 chilometri dal decollo, e, non vedendo altre zone dove fare quota,
decido di ritornare indietro. La giornata è davvero generosa,
rifaccio la stessa strada e dopo meno di un'ora sono già rientrato
nei pressi della funivia. Sarà l'aria rarefatta ma non ho mai
visto la mia vela sfrecciare così veloce.
Mi rendo contro che adesso il decollo è sottovento
e la brezza proviene da sud-ovest. Faccio ancora quota sufficiente a
spostarmi e proseguo controvento seguendo la valle verso sud.
Il volo prosegue senza interruzioni e non mi rendo nemmeno
conto delle ore che passano. Devo però lottare ogni tanto contro
il freddo che ormai si è impossessato di me, sopratutto delle
mani. Sono costretto a mollare periodicamente i comandi per chiudere
le mani a pugno e recuperare un pò di calore.
Forse complice anche l'ipossia dovuta alla rarefazione
dell'aria a 4000 metri anche la mente inizia a volare oltre i confini
conosciuti.
Per quasi tutto il mio giro sono stato in compagnia di
altri piloti che involontariamente mi evidenziavano l'invisibile strada
da percorrere. Ad un certo punto mi trovo a fare un traverso con una
vela Ozone rossa, probabilmente il modello predecessore della mia, che
però segue una traiettoria diversa spostandosi sul versante opposto
della valle. Adesso sono solo e mi rendo conto che sono molto lontano
dal decollo e che è già tardi: sono passate le 16.00 e
l'energia del sole sta diminuendo. Vorrei proseguire ancora ma vengo
fermato anche da una leggera velatura che si intravede proseguendo nella
valle che potrebbe significare scarsità di "ascensori".
Inizio il lungo viaggio di rientro, favorito dal vento
alle spalle. Osservo i rilievi al confine con l'Italia completamente
coperti dalle nubi: solo in questa bellissima valle splende il sole,
sembra fatta apposta per volare.
Adesso è tutto più difficile: non ho riferimenti,
il sole sta calando e una forte brezza di valle spezza tutte le termiche.
Riesco a fatica ad agganciare una termica che mi porta a più
di 4100 metri e inizio a muovermi verso la montagna successiva. Mi rendo
conto che tutti i pendii che incontro sono trasversali al vento rendendo
imposibile la formazione di altre termiche. Sfilo tutte le montagne
mentre sto per arrendermi all'idea di dover rientrare con un treno.
Mentre sorvolo alcuni alpeggi a 2000 metri realizzo pechè
la Svizzera è sempre così verde: irrigano anche gli alpeggi!
Guadagno qualche metro in dinamica sul un piccolo abitato e poi sono
di nuovo sottovento. Sto bruciando tutta la quota guadagnata e non vedo
possibilità di risalire. Continuo a studiare la morfologia di
queste valli cercando di capire come si muovano le masse d'aria, ma
mi è sempre più chiaro che per risalire dovrei essere
sul versante opposto. Qualche sbuffo di aria mi fa guadagnare ancora
qualce metro, sufficiente per poter atterrare a Briga. Qui potrei attendere
gli amici che per forza dovranno passare dal passo del Sempione per
rientrare in Italia. Individuo alcuni prati che potrebbero essere ottimi
atterraggi ed inizio ad attraversare la valle. Cerco di sbirciare anche
verso Fiesch per capire se potrei infilarmi nella valle e trovare atterraggi
più avanti, ma mi è chiaro che potrei avere problemi.
L'ultima speranza è quella di fare quota spinto
dalla brezza di valle sui boschi che sovrastano Brig. Sono indeciso
perchè sono molto basso e pochi metri sotto ci sono cavi dell'alta
tensione. Decido di giocarmi l'ultima carta quando vedo un prato anche
oltre i cavi che mi consentirebbe di atterrare in sicurezza.
Arrivato sugli alberi sento il magico suono del variometro
che flebilmente mi indica che sto salendo. Guardo il display e mi rendo
conto che la salita non è poi così flebile: sto risalendo
con una velocità pari ad un metro al secondo e mi sembra poco
in relazione a quelle trovate durante tutta la giornata. Sono a 1400
metri ed inizio la lunga scalata verso la vetta della montagna che sovrasta
il passo del Sempione. Non posso permettermi di infilarmi nella valle
troppo stretta quindi dovrò scavalcare la montagna sorvolandola.
Il piano risulta vincente e riesco anche ad agganciare una termica robistissima
che mi riporta a superare la soglia dei 4000 metri. Vedo l'atterraggio
in lontananza, mancano pochi chilometri e mi sento già arrivato.
Per sicurezza giro qualsiasi ascendenza mantenendo sempre
una quota elevatissima. A tutta speed mi dirigo verso Fiesch quando
la vela improvvisamente collassa facendomi precipitare per qualche metro.
E' la prima chiusura della giornata e non mi preoccupo vista la mia
quota.
Individuo il prato adibito ad atterraggio che ormai è
quasi completamente in ombra e faccio un paio di viti per scendere prima.
Mi avvertono che il vento è nella direzione opposta da quella
che potrei aspettarmi ma non mi immagino sia così forte.
Proviene da Nord- Est e probabilmente è generato
dalle masse d'aria raffreddate dal ghiacciaio che non hanno più
la spinta dell'aria scaldata dal sole.
Il
vento è troppo forte e mi spinge indietro verso i cavi della
funivia. Spingo l'acceleratore al massimo ma il gps indica che sto scendendo,
proprio sopra una linea elettrica. Cerco di prevenire in tutti i modi
le chiusure che il mio parapendio vorrebbe fare con l'acceleratore tirato
ma purtroppo ne arriva una violentissima che mi fa precipitare di diversi
metri. Mi trovo in forte rotazione, adesso con il vento alle spalle.
Sono attimi terribili nei quali devo decidere se estrarre il paracadute
d'emergenza. Mancano pochi metri al suolo quando la vela si stabilizza,
permettendomi di controllarla e di atterrare controvento, dietro ad
un grosso fabbricato.
Sono stremato dalla fatica, disidratato, affamato e terrorizzato
dalle conseguenze che potrebbe aver avuto questa ultima chiusura ma
anche soddisfatto per essere riuscito a portare a termine un volo di
sei ore e un quarto con uno sviluppo di 222 chilometri e una triangolo
in linea d'aria dal perimetro di 125 chilometri.