MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

22 Aprile 2007

Fiesch - Oberwald - Varen - Brig - Fiesch

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Sveglia all'alba con appuntamento alle 6.45 all'Esselunga di Lissone. Ci attende un lungo viaggio verso Fiesch, paradiso Elvetico per il volo libero. Passiamo Domodossola, il passo del Sempione, Briga e alle 10.00 siamo in atterraggio. Ci aspettano altri amici arrivati prima di noi.

In tutto siamo 13 e dovremo aspettare le 11.00 per salire il decollo con la funivia. L'istruttore locale dice che questa giornata sarà troppo forte, con vento sostenuto e termiche oltre i 12 metri al secondo. Per questo motivo lui ha bloccato i voli degli allievi e dei voli in biposto.

Non ci facciamo intimorire ed iniziamo a sognare queste favolose correnti ascensionali. Ieri al monte Cornizzolo la gionata è stata decisamente fiacca, con una copertura nuvolosa bassissima che ha impedito qualsiasi spostamento.

Raggiunto il decollo iniziamo a stendere le vele. Il sole scalda tantissimo, fa davvero caldo e la neve è ormai ridotta ad una poltiglia semiliquida. I piloti più esperti ci fanno un brief di volo: risaliremo la valle fino a Oberwald e poi rientreremo cercando di spingerci oltre Briga.
Loro parlano di voli di più di cento chilometri ma con la mia vela lentissima sembrano assolutamente irraggiungibili.

Per poter stare tante ore in volo non ho bevuto ne mangiato nulla e per far dimenticare allo stomaco gli scossoni dati dalle forti termiche prendo una xamamina.

Mi copro con una tuta da sci, cappelo in pile e guanti in Goretex per proteggermi dal freddo che avrò in volo ma inizio a fare la sauna, prolungata involontariamente da un errore in decollo. Il vento è strano e ogni tanto gira arrivando anche da dietro. Probabilmente questo è dovuto alle forti bolle d'aria che si staccano improvvisamente da terra.

Finalmente decollo e, con un pò di fatica aggancio una robusta termica che mi porta a 3500 metri. Il panorama è davvero sensazionale: sto volando sopra un ghiacciaio che ricorda moltissimo i fratelli maggiori Himalayani.

Adesso ho quota sufficiente per intraprendere il primo traverso. Gli altri piloti sono tutti più veloci di me e li vedo fuggire verso il passo Furka. Sono così lontani che li perdo di vista, ho l'impressione che abbiano cambiato programma e abbiano deciso di proseguire oltre il passo. Il Gps indica che sono già a 20 chilometri dal decollo, e, non vedendo altre zone dove fare quota, decido di ritornare indietro. La giornata è davvero generosa, rifaccio la stessa strada e dopo meno di un'ora sono già rientrato nei pressi della funivia. Sarà l'aria rarefatta ma non ho mai visto la mia vela sfrecciare così veloce.

Mi rendo contro che adesso il decollo è sottovento e la brezza proviene da sud-ovest. Faccio ancora quota sufficiente a spostarmi e proseguo controvento seguendo la valle verso sud.

Il volo prosegue senza interruzioni e non mi rendo nemmeno conto delle ore che passano. Devo però lottare ogni tanto contro il freddo che ormai si è impossessato di me, sopratutto delle mani. Sono costretto a mollare periodicamente i comandi per chiudere le mani a pugno e recuperare un pò di calore.

Forse complice anche l'ipossia dovuta alla rarefazione dell'aria a 4000 metri anche la mente inizia a volare oltre i confini conosciuti.

Per quasi tutto il mio giro sono stato in compagnia di altri piloti che involontariamente mi evidenziavano l'invisibile strada da percorrere. Ad un certo punto mi trovo a fare un traverso con una vela Ozone rossa, probabilmente il modello predecessore della mia, che però segue una traiettoria diversa spostandosi sul versante opposto della valle. Adesso sono solo e mi rendo conto che sono molto lontano dal decollo e che è già tardi: sono passate le 16.00 e l'energia del sole sta diminuendo. Vorrei proseguire ancora ma vengo fermato anche da una leggera velatura che si intravede proseguendo nella valle che potrebbe significare scarsità di "ascensori".

Inizio il lungo viaggio di rientro, favorito dal vento alle spalle. Osservo i rilievi al confine con l'Italia completamente coperti dalle nubi: solo in questa bellissima valle splende il sole, sembra fatta apposta per volare.

Adesso è tutto più difficile: non ho riferimenti, il sole sta calando e una forte brezza di valle spezza tutte le termiche. Riesco a fatica ad agganciare una termica che mi porta a più di 4100 metri e inizio a muovermi verso la montagna successiva. Mi rendo conto che tutti i pendii che incontro sono trasversali al vento rendendo imposibile la formazione di altre termiche. Sfilo tutte le montagne mentre sto per arrendermi all'idea di dover rientrare con un treno.

Mentre sorvolo alcuni alpeggi a 2000 metri realizzo pechè la Svizzera è sempre così verde: irrigano anche gli alpeggi! Guadagno qualche metro in dinamica sul un piccolo abitato e poi sono di nuovo sottovento. Sto bruciando tutta la quota guadagnata e non vedo possibilità di risalire. Continuo a studiare la morfologia di queste valli cercando di capire come si muovano le masse d'aria, ma mi è sempre più chiaro che per risalire dovrei essere sul versante opposto. Qualche sbuffo di aria mi fa guadagnare ancora qualce metro, sufficiente per poter atterrare a Briga. Qui potrei attendere gli amici che per forza dovranno passare dal passo del Sempione per rientrare in Italia. Individuo alcuni prati che potrebbero essere ottimi atterraggi ed inizio ad attraversare la valle. Cerco di sbirciare anche verso Fiesch per capire se potrei infilarmi nella valle e trovare atterraggi più avanti, ma mi è chiaro che potrei avere problemi.

L'ultima speranza è quella di fare quota spinto dalla brezza di valle sui boschi che sovrastano Brig. Sono indeciso perchè sono molto basso e pochi metri sotto ci sono cavi dell'alta tensione. Decido di giocarmi l'ultima carta quando vedo un prato anche oltre i cavi che mi consentirebbe di atterrare in sicurezza.

Arrivato sugli alberi sento il magico suono del variometro che flebilmente mi indica che sto salendo. Guardo il display e mi rendo conto che la salita non è poi così flebile: sto risalendo con una velocità pari ad un metro al secondo e mi sembra poco in relazione a quelle trovate durante tutta la giornata. Sono a 1400 metri ed inizio la lunga scalata verso la vetta della montagna che sovrasta il passo del Sempione. Non posso permettermi di infilarmi nella valle troppo stretta quindi dovrò scavalcare la montagna sorvolandola. Il piano risulta vincente e riesco anche ad agganciare una termica robistissima che mi riporta a superare la soglia dei 4000 metri. Vedo l'atterraggio in lontananza, mancano pochi chilometri e mi sento già arrivato.

Per sicurezza giro qualsiasi ascendenza mantenendo sempre una quota elevatissima. A tutta speed mi dirigo verso Fiesch quando la vela improvvisamente collassa facendomi precipitare per qualche metro. E' la prima chiusura della giornata e non mi preoccupo vista la mia quota.

Individuo il prato adibito ad atterraggio che ormai è quasi completamente in ombra e faccio un paio di viti per scendere prima. Mi avvertono che il vento è nella direzione opposta da quella che potrei aspettarmi ma non mi immagino sia così forte.

Proviene da Nord- Est e probabilmente è generato dalle masse d'aria raffreddate dal ghiacciaio che non hanno più la spinta dell'aria scaldata dal sole.
Il vento è troppo forte e mi spinge indietro verso i cavi della funivia. Spingo l'acceleratore al massimo ma il gps indica che sto scendendo, proprio sopra una linea elettrica. Cerco di prevenire in tutti i modi le chiusure che il mio parapendio vorrebbe fare con l'acceleratore tirato ma purtroppo ne arriva una violentissima che mi fa precipitare di diversi metri. Mi trovo in forte rotazione, adesso con il vento alle spalle. Sono attimi terribili nei quali devo decidere se estrarre il paracadute d'emergenza. Mancano pochi metri al suolo quando la vela si stabilizza, permettendomi di controllarla e di atterrare controvento, dietro ad un grosso fabbricato.

Sono stremato dalla fatica, disidratato, affamato e terrorizzato dalle conseguenze che potrebbe aver avuto questa ultima chiusura ma anche soddisfatto per essere riuscito a portare a termine un volo di sei ore e un quarto con uno sviluppo di 222 chilometri e una triangolo in linea d'aria dal perimetro di 125 chilometri.

 

 


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