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Perché un parapendio vola
Quando l'aeroplano è in volo, l'aria fluisce al di sopra dell'ala, e la forma della sezione dell'ala -- curva nella parte superiore e piatta o quasi piatta nella parte inferiore -- riduce la pressione sul lato superiore, causando un aumento di pressione dal basso, che esercita quindi una forza di sostentamento ("portanza"). La portanza aumenta se la parte anteriore dell'ala è leggermente sollevata, in modo che così l'ala "morde" l'aria in movimento con un angolo minore ("angolo di attacco"), e, per una data portanza, questo tipo di ala incontra una resistenza dell'aria ("attrito atmosferico") molto minore di un aquilone piatto.
La galleria del vento costruita da Orville e Wilbur Wright, inventori del primo aeroplano funzionante, non era stata la prima -- già ne esistevano delle altre a quel tempo -- ma fu la prima ad essere usata per progettare realmente una macchina volante. I fratelli Wright usarono delle repliche a scala ridotta delle ali e misurarono la loro portanza e il relativo attrito atmosferico per mezzo di delicate bilance (esiste una teoria sul comportamento delle repliche a scala ridotta). Una ricostruzione della loro galleria del vento originale, oltre a un'esposizione delle bilance con cui essi misurarono la portanza e la resistenza dell'aria, sono in mostra al pubblico presso l'Istituto Franklin del Museo di Filadelfia. Facendo clic qui si può visitare un sito Web che descrive quella mostra, con ulteriori collegamenti ipertestuali che possono aiutarvi a costruire una vostra propria galleria del vento. Ali a freccia Alla velocità del suono, la resistenza dell'aria ("attrito atmosferico") aumenta fortemente, poiché l'aria non riesce a togliersi in tempo dal muso del velivolo, per cui viene compressa e riscaldata. Il calore è una forma di energia, e per produrla qualcos'altro deve cedere la sua energia -- in questo caso, è il moto, che così causa un crescente attrito; la "portanza" delle ali quindi ne soffre. In effetti, questi problemi cominciano parecchio prima che venga raggiunta la velocità del suono, poiché una parte del flusso d'aria al di sopra delle ali ha una velocità più alta e può quindi raggiungere la velocità del suono prima che sia l'aeroplano a raggiungerla. Però si può un po' "giocare d'astuzia" piegando le ali all'indietro, di un certo angolo s. In questo modo, anche se l'aria colpisce l'aeroplano con velocità v, il vettore velocità può essere scomposto in due componenti perpendicolari tra loro -- una velocità del flusso v sin s diretta lungo l'ala, e una velocità del flusso v cos s diretta perpendicolarmente ad essa. Entrambe queste componenti sono minori di v, poiché entrambi (sin s) e (cos s) sono sempre minori di 1. Si può ora dire che il flusso d'aria lungo l'ala non causa alcun effetto di accumulo, e non influisce sulla portanza né sull'attrito atmosferico, e si può quindi ignorare. Soltanto il flusso perpendicolare v cos s ha tali effetti, e, in una teoria grossolana, l'efficienza delle ali dipende solo da quanto è prossima alla velocità del suono la velocità della componente perpendicolare. In questo modo le ali a freccia permettono all'aereo di volare a una velocità un po' più prossima a quella del suono, senza subire gli effetti negativi. L'Airbus 320, per esempio, ha le ali piegate all'indietro di circa 25 gradi. Per visitare un sito Web con una discussione dettagliata sulle ali a freccia, si può fare clic qui.
(Va notato tuttavia che ogni parte della pala dell'elica si muove a
una diversa velocità. Occorre suddividere l'elica in sezioni,
ciascuna a una diversa distanza dall'asse centrale, e poi studiare separatamente
le forze su ciascuna sezione. Qui ci concentreremo sulle sezioni terminali
delle pale, la cui velocità v1 è la più alta e
che quindi generano la spinta maggiore). Ora supponiamo che l'aereo voli a una velocità moderata v2. L'elica non percepisce più una velocità frontale v1, ma una velocità v che colpisce la pala a un angolo inclinato rispetto alla direzione frontale (ved. disegno superiore). Questo non era un problema grave per i primi aerei, poiché la loro velocità era piuttosto bassa. Per tali aerei v2 era sempre molto più piccola di v1, e un'elica in legno o in metallo, con le pale leggermente inclinate per adattarsi a v alla normale velocità di crociera dell'aereo (o un po' più inclinate, per fornire un piccolo angolo di attacco), funzionavano altrettanto bene anche a velocità diverse. Molti piccoli aeroplani, ancora al giorno d'oggi, usano questo tipo di eliche. Gli aeroplani più veloci, tuttavia, hanno bisogno di eliche con le pale orientabili, in grado di aumentare l'angolo ("passo") a cui esse "mordono" l'aria all'aumentare della velocità, in modo che siano sempre orientate frontalmente rispetto alla velocità combinata v dovuta al loro moto e a quello dell'aeroplano. Non si può ottenere una compensazione aumentando la velocità di rotazione v1 dell'elica, poiché se la punta delle pale raggiunge la velocità del suono, l'efficienza dell'elica cala bruscamente (e il rumore prodotto aumenta!). Le pale orientabili ("eliche a passo variabile"), più costose e più complicate delle eliche tutte d'un pezzo, sono ormai da tempo una dotazione comune degli aerei ad elica più veloci. Ma anche in questo modo c'è un limite. Supponiamo che l'aeroplano si muova alla stessa velocità della punta dell'elica, cioè v2 = v1. In tal caso la punta della pala dell'elica deve essere orientata di 45 gradi verso la direzione del moto (ved. disegno inferiore). Diventa allora evidente una tendenza destabilizzatrice. Prima di tutto, come si è visto dal "triangolo per la somma di vettori" e dal teorema di Pitagora, la velocità totale v percepita dalla pale dell'elica è notevolmente più alta (di circa il 41%) di entrambe le due componenti della velocità, per cui ci si avvicina ancora di più alla velocità del suono e ai problemi connessi. E inoltre, come seconda cosa, la forza di sostentamento L sulla pala è anch'essa ruotata di 45 gradi! Pertanto solo la componente L1 tira in avanti l'aeroplano, mentre l'altra componente, L2, in effetti si oppone alla rotazione dell'elica e richiede una maggior potenza al motore, potenza che non è utilizzata in alcun modo utile. A causa di questi problemi, gli aeroplani ad elica non hanno mai raggiunto velocità paragonabili a quelle degli aviogetti. I più veloci aeroplani militari ad elica della Seconda Guerra Mondiale volavano a circa 600 km/ora. Il primato di velocità per un aeroplano con una propulsione puramente ad elica, pari a 745 km/ora, fu ottenuto in Germania prima della guerra (nel 1939) ed è rimasto insuperato per decenni. Il primato attuale è di 528,33 miglia/ora (pari a 850 km/ora), ed è stato ottenuto nel 1989 dall'aereo "Rare Bear", un aereo militare della Marina degli Stati Uniti della Seconda Guerra Mondiale (tipo 8F8 "Bearcat"), modificato per raggiungere le più alte velocità. L'aereo era precipitato nel 1962 ed era rimasto su un campo di granturco nello stato dell'Indiana, vicino a una pista di volo, prima che Lyle Shelton nel 1969 lo trovasse e lo restaurasse. In seguito egli sostituì il suo motore da 2400 cavalli con uno da 4000 cavalli (che faceva meno di un miglio con un gallone di benzina, alla sua velocità massima), sostituì l'elica e ridusse il suo peso. L'aereo è tutt'ora in efficienza di volo. (Grazie al Dott. Eddie Irani per queste informazioni).
Esperimenti effettuati con un modello radiocomandato hanno dimostrato che il sistema in effetti funziona. Il modello (qui a destra), insieme ad altri cimeli, è ora in mostra al pubblico presso il Museo dell'Aria e dello Spazio presso lo "Smithsonian Institute" a Washington. Questo tipo di aereo è stato poi seguito da un piccolo bireattore con pilota, il modello AD-1 (immagine qui sotto), progettato dalla "Rutan Aircraft Factory" e fatto volare dalla NASA negli anni 1979-1982 dal Centro di Ricerche Aeronautiche "Dryden" a Edwards, in California. Per ulteriori dettagli, ved. la pagina "Dryden" dedicata all'AD-1. Collegamenti ipertestuali in fondo a quella pagina forniscono ulteriori informazioni qui, e anche un breve filmato dell'AD-1 in volo.
Purtroppo, la configurazione con le ali basculanti funziona bene soltanto se l'aereo vola in linea retta -- tentativi di far virare l'aeroplano lo portano in avvitamento orizzontale. Inoltre, i vantaggi non controbilanciano il rischio che il movimento dell'ala si blocchi rendendo impossibile all'aereo di atterrare, per cui il progetto fu abbandonato. Perché un aereo vola: Un aeroplano si regge in volo a causa del flusso dell'aria che scorre al di sopra e al di sotto delle sue ali. Questo flusso genera una "portanza", cioè una forza verso l'alto che si oppone alla gravità, impedendo che l'aereo cada. Profilo aerodinamico e attrito atmosferico [Contrariamente a quanto si potrebbe credere, la forma della parte
anteriore è meno critica. Forse intuitivamente ci viene da pensare
alla prua di una nave, che deve avere un profilo anteriore aguzzo per
tagliare le onde superficiali. I sommergibili nucleari di profondità
hanno una parte frontale semplicemente sferica, così come i dirigibili]. D = A d v2 L'ala di un aeroplano investita da un flusso d'aria perde energia soprattutto per scansare lateralmente l'aria che si trova sul suo percorso. Se la configurazione delle linee di flusso attorno all'ala è la stessa, sia a bassa che ad alta velocità (il che è ragionevolmente vero), quando v raddoppia, la velocità dell'aria spostata lateralmente raddoppia anch'essa, e da questo processo l'energia (cinetica) ceduta all'aria, che è proporzionale a mv2, dovrebbe aumentare di 4 volte. Che cosa succede alla massa? Raddoppiando la velocità, l'ala avanza di una distanza doppia ogni secondo, rispetto a quello che avveniva prima, per cui la massa m di aria scansata dal suo percorso raddoppia anch'essa. La rapidità complessiva con cui l'energia è ceduta dall'ala all'aria circostante, quindi, aumenta di 8 volte. Questa rapidità con cui l'energia viene ceduta deve corrispondere al lavoro meccanico compiuto ogni secondo dalla forza D (cioè la potenza richiesta): anche questa potenza deve quindi aumentare di 8 volte. Poiché la distanza percorsa ogni secondo è v, il lavoro compiuto ogni secondo è Dv. Se v raddoppia e Dv aumenta di 8 volte, allora D deve crescere di 4 volte -- un aumento proporzionale a v2. Portanza
In questa formula L è la portanza espressa (diciamo) in newton,
d la densità dell'aria (circa 1,3 kg/metro3 al livello del mare)
e v può essere espressa in metri/sec, km/ora o miglia/ora, comunque
si preferisca. Il fattore B dipende dal profilo dell'ala, dalla sua
lunghezza e dalla sua larghezza: un'ala più grande ovviamente
genera una portanza maggiore. Inoltre la portanza è proporzionale
alla resistenza atmosferica: gli aeroplani generalmente volano con un
"angolo di attacco" (definito precedentemente) che fornisce
la prestazione più economica quando il rapporto portanza/resistenza
atmosferica è al suo massimo. Il valore "migliore"
dipende dalla configurazione dell'ala e può andare da 10 (o anche
meno negli aerei militari) fino a 50 (negli alianti con le massime prestazioni).
L = W Il valore di W è determinato da B -- in altre parole, l'ala
deve essere abbastanza lunga, larga ed efficiente da sostenere il peso
W dell'aereo in volo a pieno carico. La velocità è anche il motivo principale per cui gli aerei di linea volano ad una quota vicina ai 10 mila metri. La densità dell'aria si dimezza per ogni aumento di 5 km di quota, per cui a 10 km, d è circa 1/4 del valore al livello del mare e un aeroplano può raddoppiare la sua velocità per ottenere la stessa portanza, con la stessa resistenza atmosferica D (che, come si è visto, aumenta anch'essa come dv2). La ragione principale per cui gli aerei di linea hanno la cabina pressurizzata è che in tal modo possono volare più in alto, per poter volare più veloci. Quanto veloce? Il limite pratico sembra essere attorno a 960 km/ora (600 miglia all'ora). Avvicinandosi di più alla velocità del suono (1200 km/ora, ma variabile con la temperatura), il flusso dell'aria sopra le ali genera delle onde d'urto che aumentano l'attrito atmosferico e diminuiscono la portanza. Per ottenere velocità così alte è necessario l'impiego di ali a freccia.
Volare senza scalo attorno al mondo -- Quanto in alto? Quanto veloce? A metà del viaggio, quando il carburante era stato parzialmente consumato, occorreva una portanza minore. Pertanto venne spento uno dei due motori, e la velocità anemometrica fu ridotta a soli 127 km/ora, e, per evitare di doverla ridurre ulteriormente, la quota di volo fu innalzata a 3400-3600 metri. Di conseguenza la seconda metà del volo fu molto più lenta della prima metà, e molto più pesante per i piloti privati del sonno. D'altronde non c'era altra scelta, poiché volare più veloci avrebbe richiesto un angolo di inclinazione delle ali meno efficiente, e il consumo di carburante sarebbe aumentato troppo.
Il parapendio è senza alcun dubbio l'apparecchio più leggero che esista: in una sacca dal peso massimo di 8-10 Kg trova posto tutto ciò che serve per osservare il mondo dall'alto: ala, imbrago, strumenti e casco (più l'eventuale paracadute d'emergenza). Il parapendio è formato dalla vela e dai fasci funicolari che, riunendosi in cavi e nastri di dimensioni sempre maggiori, giungono fino all'imbrago, al quale sono uniti per mezzo di moschettoni con chiusura a vite. La vela è formata da due strisce di tessuto sovrapposte ed unite tra loro da centine forate nel mezzo. Come in tutte le ali, la superficie superiore è detta estradosso e quella inferiore infradosso.Il bordo di uscita (la cucitura posteriore tra le due strisce di tela) è chiuso, mentre il bordo di entrata presenta sempre delle aperture (dette bocche) attraverso cui, nelle fasi di decollo e durante il volo, l'aria penetra generando il "gonfiaggio" della vela ed il mantenimento della pressione al suo interno. Le centine hanno il compito di mantenere ad una distanza prefissata estradosso ed infradosso, proprio come accade nei materassini pneumatici da spiaggia che, senza centine, diverrebbero dei "palloni gonfiati" anzichè, appunto, dei materassini. I fori nelle centine servono per mantenere una pressione uniforme all'interno dell'ala, permettendo all'aria di riequilibrare rapidamente eventuali differenze che si possono generare nei diversi punti della vela. La parte di vela compresa tra due linee di inserzione dei cordini è detta cassone: questo, a sua volta, può essere suddiviso da una o più centine in due o più infracassoni: in altre parole il numero di cassoni non ci dice quante centine ha la nostra ala, bensì quante linee di inserzione dei cavi esistono. È abbastanza intuitivo che un basso numero di cassoni si traduce in una forma rigonfia e "a tubi paralleli", mentre un elevato numero di cassoni permette di ottenere un'ala dalla sezione più lineare: pochi cassoni (e dunque poche linee di inserzione) significano che ogni cavetto è chiamato a "portare" un carico relativamente elevato e questo si traduce in una sensibile "trazione" sulla vela nel punto di inserzione. Per contro molti cassoni (molte linee di inserzione) distribuiscono il carico in modo più uniforme lungo tutta la superficie velica. Le estremità alari terminano con bande di vela rivolte verso il basso: gli stabilizzatori. Mentre un tempo la vela, quasi piatta, formava una angolo deciso con gli stabilizzatori, oggi tale angolo si è molto ammorbidito e, vista da davanti l'ala ricorda una mezzaluna: questa curvatura è detta campanatura e, insieme agli stabilizzatori, gioca un ruolo nel mantenimento dell'apertura della vela stessa (v. oltre). I cavi si inseriscono nella vela tramite triangolini di tessuto, che hanno il compito di distribuire meglio il carico, rendendo più resistente l'inserzione. Tutte le funi di una semiala si congiungono, tramite piccoli moschettoni a ghiera, a tre o più larghe fasce di tessuto: gli elevatori anteriori (detti elevatori A), quelli intermedi (B ed eventualmente C) e quelli posteriori; gli elevatori di ogni lato, a loro volta si riuniscono a formare uno dei due punti di aggancio del parapendio all'imbragatura. Come vedremo, un'eccezione è rappresentata dalle ali (oggi poco utilizzate) per le quali è prevista anche una guida basculante: in questo caso arrivano alla selletta (che viene detta "di pilotaggio") almeno 4 moschettoni indipendenti (spesso 6), due per la semiala destra e due per quella sinistra. Gli elevatori posteriori hanno un anello nel quale passa il cavo del freno che termina con una maniglia. Il cavo del freno, in prossimità della vela, si sfiocca in una serie di cavetti che si inseriscono nelle parti laterali del bordo di uscita della semiala. Un parapendio è guidabile anche senza freni, utilizzando gli elevatori posteriori, ma i primi rendono molto più preciso e meno faticoso il pilotaggio. Sempre più diffuso, infine, è lo speed system o acceleratore,
costituito da una coppia di cavi che, passando attraverso appositi anelli
(già previsti nella maggior parte delle sellette) giungono ad
una pedalina. Questi cavi sono studiati per trazionare verso il basso
(quando il pilota spinge sulla pedalina) sia gli elevatori anteriori
che quelli intermedi (B), anche se in misura differente: in genere gli
elevatori A sono sollecitati al 100% dell'escursione mentre gli elevatori
B al 50%. Proprio per le sue caratteristiche di "apparecchio minimale" il parapendio deve essere perfettamente integro (non esistendo nulla di superfluo non ci si può permettere di averne alcune parti deteriorate). Inoltre la struttura non è adatta a sopportare in sicurezza condizioni meteorologiche meno che ottimali: ecco l'importanza letteralmente "vitale" dello studio della meteorologia.
Il tessuto, inoltre, mostra sempre una fitta trama a reticolo quadrangolare che ha lo scopo di distribuire uniformemente il carico e di impedire la propagazione di piccoli tagli. Il principale nemico della vela è il sole, o meglio le radiazioni ultraviolette (U.V.) che esso emana. Per questo motivo non è consigliabile lasciare il parapendio esposto ai raggi solari più di quanto richiesto dalle normali operazione di volo: le lesioni da U.V. si esprimono, nelle fasi iniziali, con una perdita di consistenza ed un "impallidimento" dei colori. Un eccessivo invecchiamento si traduce, inoltre, in un aumento della porosità che, nei casi estremi, può determinare una tendenza allo stallo paracadutale (vedi); è dunque opportuno verificare o far verificare periodicamente lo stato del tessuto, specie per ali usate. Più realisticamente i danni alla vela possono derivare dal fatto che essa venga tagliata da rametti, arbusti o rovi durante le operazioni a terra: ecco perchè gli istruttori sottolineano l'importanza di non "trascinarla" mai sul terreno e di adottare misure particolari nei decolli ricchi di tali insidiosi nemici. CAVI Con l'aumentare del numero di cassoni (e quindi di cavetti) la tentazione di ridurre i diametri (minore resistenza in volo!) ha indotto alcuni produttori ad utilizzare cavetti sempre più sottili, il cui vantaggio aerodinamico è spesso superato dal rischio di rottura sequenziale (un cavetto dopo l'altro) in caso di turbolenze che alterino la distribuzione del carico sui cavetti stessi. Il carico di rottura di ogni cavetto, infatti, viene calcolato e prefissato in relazione al loro numero complessivo: più cavetti ci sono minore è il carico che ognuno di essi è chiamato a sopportare. Come per altre "macchine del cielo", comunque, la caveria deve poter sopportare, nel suo insieme, circa 8 G. Tra le situazioni che possono danneggiare i cavetti ricordiamo i piegamenti troppo drastici (piegamento a V) e la possibilità che subiscano lesioni dirette: calpestati sopra ad una roccia, impigliati durante un decollo, ecc..
Il loro metodico controllo e la loro periodica sostituzione sono semplicemente indispensabili per evitare di dover "guidare" con gli elevatori posteriori. TRIM ED ACCELERATORE (Speed system) Lo speed system (o acceleratore) lavora in trazione ed è importante verificarne la libertà di scorrimento e la assenza di grovigli o nodi che ne renderebbero asimmetrica od impossibile l'azione. In alcuni modelli, l'acceleratore, agisce su una piccola "barra di distribuzione" che trasmette gli effetti a tutti gli elevatori che il progettista ha ritenuto di poter trazionare in volo. A differenza dei trim, l'acceleratore presenta il vantaggio di poter essere azionato e rilasciato in modo rapido. MOSCHETTONI Essi devono, tuttavia, venire sostituiti se presentano segno di ossidazione (patina bianca o nerastra) o se si osservano difficoltà all'avvitamento (indice di una possibile deformazione).
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in collaborazione con www.valtline.it - www.valtline.com
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