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Trekking: attraversamento pedonale del Grand Canyon

Bright angel Trail

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E' solo il 10 agosto quando iniziamo a pensare cosa fare nel grand canyon: siamo già partiti da più di una settimana ma purtroppo non mi sono preparato abbastanza per questo viaggio e mi trovo a cercare informazioni che nessuno mi sa dare.

Ho visto su una mappa un ponte pedonale per attraversare il fiume Colorado e mi chiedo come si possa raggiungere. Siamo nel cuore della Monument Valley senza alcuna copertura telefonica ed una connessione wifi che va a singhiozzo.

Col piccolo display del blackberry riesco a trovare un paio di descrizioni di itinerari che si chiamano "Bright Angel trail" e "South Kaibab Trail" che attraversano il Grand Canyon dal North Rim al South Rim sfruttando due differenti ponti pedonali. Sui siti ufficiali dei parchi ci sono solo le indicazioni per ottenere i permessi ma nessuna informazione tecnica sull'itinerario.

Anche le mappe che distribuiscono all'ingresso si limitano a rappresentare la zona solo nella parte superiore senza accennare nulla ai sentieri che sprofondano nell'abisso.

Solo su wikipedia riesco a trovare indicazioni precise sopratutto sulle distanze e sul dislivello: oltre 1300 metri tra il South Rim e il Colorado river e oltre 2000 dal north Rim. A complicare tutto sono le conversioni delle misure imperiali / metriche e il periodo di altissima stagione che ci richiede tempo ed energie per la ricerca e la prenotazione di alberghi liberi: Purtroppo agosto è il mese degli italiani che affollano la zona e generalmente non si trova posto negli alberghi, lodges e motel per un raggio di quasi 100 chilometri dai parchi.

Per completare il quadro informativo trovo il racconto di una famiglia italiana che descrive minuziosamente la loro avventura: http://www.viaggiatore.net/viaggio.php?d=stati_uniti&id=346.

Dopo aver letto questo resoconto decidiamo di percorrere il sentiero "Bright angel" dividendolo in due parti pernottando alla base del Canyon. Ci rendiamo conto che ci vogliono i permessi per potersi fermare la notte e che la procedura per la richiesta è lunghissima e laboriosa: vanno richiesti con domanda scritta con 4 mesi di anticipo e l'Ente parco si prende almeno tre settimane per rispondere.

E' possibile anche richiedere i permessi con una formula "last minute" per il giorno stesso o quello successivo, con un meccanismo di liste d'attesa. Vista la burocrazia siamo poco fiduciosi di ottenere il permesso il giorno stesso e, dato lo stringente piano di marcia della vacanza, non possiamo permetterci di aspettare qui qualche giorno. Sul sito non si specifica alcuna sanzione per chi viene trovato senza permesso: se non ci fosse disponibilità dovremo farlo in giornata o rischiare le ire di qualche power ranger...

Il vero problema non saranno i rangers né il dislivello da percorrere o la distanza (20 chilometri a tappa) bensì il caldo afoso visto che la zona è desertica e le temperature ad agosto superano i 40 gradi all'ombra. Raggiungiamo il parco del Grand Canyon nel primo pomeriggio ma l'uffico dei rangers è chiuso e riapre all 14.00: approfittiamo per fare un'ultima spesa prima di partire per il trekking.

Abbiamo già quasi tutto quello che ci serve: 12 bottiglie di acqua da 700 cl, un beverone da litro per integrare i sali minerali, una pinta di budwiser, un litro di latte per la colazione, panini, biscotti, frutta secca, barrette ai cereali e banane. Il market è davvero una sorpresa, troviamo davvero di tutto e di ottima qualità: approfitto per bermi una buona birra prima della fatica (tanto agognata visto già negli USA si fa fatica a trovarla ma è davvero impossibile nelle zode Navajo).

Alle 13.00 in punto siamo dal ranger Gran Mogol che interroga il suo PC e ci dice che ha disponibilità per campeggiare domani. Insistiamo che vogliamo falro oggi e con alcune procedure riesce a verificare che ha posto ancora per tre persone. Paghiamo la fee e acquistiamo la mappa dei sentieri, finalmente comprensiva anche di quelli che si addentrano nel canyon.

Ci fa le solite raccomandazioni facendoci firmare una dichiarazione dove ci impegnamo a fare i bravi e a non incendiare i boschi non bestemmiare per il caldo o buttare delle lavatrici nel fiume Colorado.

Finalmente possiamo partire: l'espletamento delle procedure ha richiesto quasi un'ora. Il suo consiglio è stato quello di portarci solo tre litri di acqua e di far rifornimento nei 3 punti che ci sono sul percorso che, a sua detta, erogano acqua di fonte proveniente dal North Rim.

Siamo scettici visto che tutta l'acqua qui ha un terribile sapore di cloro ( a volta anche quella in bottiglia). All'inizio del sentiero un cartello funesto ci avverte nuovamente del rischio di disidratazione: c'è la foto di Margaret Bradley, atleta e maratoneta 24enne che nel 2004 si è avventurata con il fidanzato su un sentiero con un litro e mezzo di acqua, una barretta e una mela senza far ritorno.

Non sono però spiegate le cause del decesso e perchè abbia deciso di lasciare solo il fidanzato in difficoltà.

Iniziamo la discesa in un affollatissimo sentiero: forse hanno ragione gli americani a mettere questi cartelli. Facciamo pochi tornanti e il flusso di turisti cala sempre di più. Nei pressi di un punto acqua, dopo circa 45 minuti dalla partenza, una persona mi chiede se abbiamo intenzione di fermarci giù e inavvertitamente rispondo affermativamente senza rendermi conto che è un ranger.

Ci chiede di esibire il permesso che ci rammenta che va legato allo zaino e deve rimanere bene in vista per evitare altri controlli. Rimettiamo il documento nello zaino dopo due tornanti per evitare di perderlo.

Raggiungiamo il secondo punto acqua dopo circa due ore dalla partenza: fa già molto caldo e ci bagnamo i vestiti per rinfrescarci. Ci vuole un'altra mezz'ora per raggiungere il terzo ed ultimo punto acqua: questo è situato in un'oasi di verde dove si può trovare un po di frescura, un'area attrezzata per il campeggio e bagni pubblici.

Ci lasciamo l'Indian Garden alle spalle e proseguiamo per il sentiero ormai soli. Il chiasso dei turisti è ormai alle nostre spalle. A poco più di 4 ore dalla partenza raggiungiamo l'ultimo cartello che indica che mancano 2 miglia al Phantom Ranch.

Confrontando i dati che ho sul GPS mi rendo conto di come siano sbagliate le informazioni date dai cartelli. Secondo le loro indicazioni il sentiero sarebbe lungo 14 chilometri ma il gps me ne indica oltre 17 e facendo le somme delle singole distanze indicate dai cartelli si capisce che sono questi a sbagliare. Facciamo ancora pochi metri ed ecco apparire davanti a noi il Colorado River.

Me lo immaginavo sinceramente molto più grande ed impetuoso. Per quello che posso vedere la portata e le dimensioni sono simili a quelle del nostro fiume Ticino. Approfitto per fare un bagno nell'acqua gelida e colorata di rosso. La corrente è forte e non mi viene in mente di fare una nuotata. Il fondale è sabbioso e morbido e si spofonda come nelle sabbie mobili.

Ci rimettiamo in marcia e poco dopo raggiungiamo il primo ponte pedonale (Silver Bridge). Attraversiamo il fiume e raggiungiamo l'area adibita a campeggio. Qui non siamo più soli: ci sono diverse tende (ogniuna con la propria piazzola), un punto acqua e i bagni pubblici.

Monto subito la tenda in una piazzola vicino al fiume approfittando dell'acqua corrente per rinfresare la birra. Facciamo un ultimo giro verso il secondo ponte (black Bridge) percorrendo parte del South Kaibab Trail che li collega entrambi. Facciamo un'ultima vista al Phantom Ranch : ci stupiamo nel trovare questo posto molto accogliente dove si puiò cenare e anche dormire: purtroppo per un guasto alla linea di acqua potabile non possono accettare altri ospiti ma potremmo comunque fermarci a cena.

Ci limitiamo a bere una limonata: se non consumassimo i cibi che abbiamo portato qui dovremmo riportarceli su domani visto che non si possono lasciare rifiuti di nessun tipo qui.

Raggiungiamo la nostra tenda, ceniamo e andiamo a dormire con 20 chilometri nelle gambe. Il caldo torrido è mitigato da una brezza secca che si rinfresca nella notte: ho avuto molto più caldo a dormire in Liguria questa stagione.

Ci sono anche meno zanzare ma molti piccoli moschini che chiudiamo fuori con la zanzariera.

E' davvero impressionante pensare alle dimensioni di questo Canyon, profondo come una delle nostre Grigne: scendere nelle sue viscere è stato come scalare una montagna capovolta, dove il vertice è in basso e la base un alto.

Alla mattina ci alziamo verso le 6.00: il sole è già sorto. L'aria è fresca e ci dobbiamo persino coprire. facciamo colazione, smontiamo la tenda e alle 7.00 siamo già sulla strada del ritorno. Attraversiamo il ponte pedonale mentre alcune imbarcazioni a remi passano sotto di noi: mi chiedo da dove arrivino visto che sulla mappa non sono segnati accessi nel raggio di moltissimi chilometri. Il sole si alza all'orizzonte ed inizia a scaldare con forza le roccie scure del canyon.

Risaliamo lentamente facendo molte foto: incontriamo un paio di cervi che si lasciano avvicinare. Un gruppo di italiani che scendono e ci chiedono informazioni sul fiume. Un cowboy che scende a dorso di mulo trainando una carovana di quadrupedi carichi di provviste.

Un altro gruppo di turisti a dorso di mulo. All'Indian Garden facciamo la prima sosta riempiendo le bottiglie di acqua: stranamente stiamo bevendo molto meno oggi in salita che ieri in discesa. Fortunatamente gran parte del percorso è stato all'ombra. Uno scoiattolo ci ruba la buccia di una banana e un altro riesce ad aprire lo zaino e si appropria della carta di una barretta ai cereali. Ripartiamo rifocilati ed abbeverati e in breve risaliamo i numerosi tornanti che ci separano dalla civiltà.

traccia GPS


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