MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

Sellaronda Hero

18 Giugno 2016

Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso. E' dal 17 Settembre scorso che ho iniziato (almeno formalmente) la preparazione per questo evento da me ritenuto tremendo e inumano. Un percorso di 86 chilometri e un dislivello dichiarato di 4500 metri. Il tutto su percorsi accidentati ed entro tempi limite molto stringenti. Mi hanno convinto gli amici che si sono inscritti numerosi ma sopratutto Fabio che mi ha quasi costretto ad iscrivermi facendomi superare l'ostacolo della pigrizia.

Mi sveglio alle 6.30 già riposato ma agitato per l'imminente sforzo.

Chiamo Luca e Filippo e ci diamo appuntamento alle 7.00 per fare colazione in albergo: la sala dell'Antares dove facciamo colazione è al piano terra a pochi metri dalla partenza della gara. Vediamo i primi concorrenti che si stanno già preparando per partire.

Alle 7.10 parte la prima griglia riservata alle donne Elite sul percorso corto. Un caffè e poco altro e Filippo e Luca si fanno prendere dalla fretta di partire: loro saranno nella 14ma griglia e la loro partenza è prevista per le 8,50. Io devo partire 10 minuti prima ma mi sembra sempre troppo tardi per una gara così lunga che deve concludersi necessariamente per tutti entro le 19,15.

Gli ultimi preparativi sono frenetici e confusi, lascio la stanza visto che ho in programma di rientrare subito dopo la gara verso le pianure lombarde. Per un errore tattico mi carico del doppio di provviste di cibo rispetto a quanto avevo previsto. Lascio la camera e cerco di farmi largo tra la folla di curiosi assiepati intorno alle griglie di partenza e raggiungo con ampio margine la griglia riservata per la mia partenza. Sono le 8.00 e mancano 40 minuti alla mia partenza: il sole è già alto e lo speacker sottolinea la nostra fortuna in merito . Per ora siamo infatti tutti in pantaloncini corti e maniche corte e la temperatura è gradevole ma i segni scaramantici di rito non mancano viste le previsioni di temporali imminenti.

Incontro velocemente Filippo che è nella mia stessa griglia e finalmente arriva il nostro momento per partire. Sono passati ben 9 mesi dall'iscrizione, trasorsi con allenamenti saltuari e irregolari a causa del maltempo e tante riflessioni varie sulla strategia di gara:percorso lungo o corto? ruote da 26 o da 29 pollici? pedali liberi o con aggancio?gara con zaino o senza? pantaloni lunghi o corti o entrambi? camera d'ariao lattice? hardtail o full suspended? borraccia o camelback? Ognuno ha fatto una scelta diversa e finalmente non dovremo più essere tormentati da questi dubbi.

Scambio 4 chiacchere con Filippo mentre partiamo: non ho mai pedalato con lui e mi chiedo quale sia il suo livello di allenamento. Una rapida occhiata ai rispettivi cardiofrequenzimetri sulla primissima salita su asfalto e capisco che non potremmo nemmeno pensare di fare la gara insieme: a pari velocità ha un battito deciasamente più basso del mio anche in rapporto alle relative soglie anaerobiche.

Sulla prima salita cerco un'andatura che mi permetta di non sprecare troppe energie e la maggior parte del tempo lo trascorro camminando con la fici al fianco. Salgo alla stessa andatura di un altro concorrente con una vecchia specialized rockhopper e faccio la battuta dicendo che siamo rimasti gli unici ad usare bici con ruote da 26.

Dopo un'ora e 15 minuti sono in cima alla prima lunga salita e mi fermo per coprirmi. La discesa che mi aspetta è lunga e veloce ma si rivela problematicha perchè sul singletrail ci sono diversi concorrenti in difficoltà che fanno da tappo creando code. La parte finale risulta meno ripida ma infestata da un fango molle e scovoloso. La sensazione è quella di avere in mano la pagaia di una canoa pittosto che un manubrio.

Alla fine della discesa durata circa 30 minuti ci aspetta il primo ristoro: panini con salumi, banane tagliate e barrette energetiche oltre a bevande varie. Approfitto per riempire le borraccie e riparto alla volta della prossima salita. Veniamo indirizzati su pendii resi scivolosissimi dalla quantità di fango: pedalare in questi casi è quasi impossibile. Un tratto di asfalto ci consente di ritornare in sella mentre iniziano a cadere le prime timide goccie di pioggia. Un grosso cumulo sovrasta tutto il gruppo Sella. Raggiunto l'altipiano di Pralongia troviamo il primo bivio che divide il precorso lungo da quello corto. Improvvisamente mi ritrovo completamente solo e l'idea di essere l'ultimo mi spaventa alquanto. Mi tranquillizzo vedendo il cronometro che conferma che sono in anticipo rispetto alla mia tabella di marcia stimata.

Proseguo rassicurato dai tempi e a 3 ore dalla partenza sono a Pralongia, pronto per iniziare la seconda discesa verso Campolongo. Un bel sigletrack che non avevo mai percorso ci fa salire e scendere fino a raggiungere il primo cancello con limite di tempo: sono le 12.00 e ho mezz'ora di anticipo sulla chiusura prevista.

Proseguo sul passo fino ad essere dirottato a destra su uno stretto e impervio sentiero che scende verso Arabba. Il fango lo rende quasi impraticabile e in alcuni punti porto la bici a mano. Si vedono i resti di pezzi di biciclette persi dai concorrenti che mi hanno preceduto. Per molti non ci sarà la possibilità di continuare la gara. Ad Arabba mi aspetta il secondo ristoro dove riesco ad accaparrarmi un paio di gel e a sciacquare la bici ormai completamente coperta di fango.

Riparto trovando nuovamente il bivio che divide i due percorsi e di nuovo mi trovo quasi solo in un lungo tratto che tra saliscendi mi porta verso Lininallongo. Incontro pochi altri concorrenti tutti stranieri e un italiano con un numero molto basso, quindi partito tra i primi che mi racconta di aver sagliato ad imboccare l'ultimo bivio: invece di seguire il percorso lungo ha fatto tutta la salita del corto per accorgersi solo dopo di aver sbagliato. Anche io in diverse occasioni mi sono trovato circondato da concorrenti con il numero arancione e ho avuto il dubbio di aver sbagliato percorso.

Dopo diversi saliscendi inizia la salita vera e propria, quella più dura in termini di lunghezza e pendenza. E a questo punto inizia a piovere seriamente. Sono passate 4 ore dalla partenza e mi copro con il guscio in goretex north face. Questa è una salita che non sembra finire mai, il mio dubbio è sempre rivolto alla meteo e alle tempistiche per raggiungere il prossimo cancello con il tempo limite, fissato dopo il passo Pordoi alle 16,30.

Arrivo in cima alla salita dopo oltre due ore trascorse quasi tutte a spingere la bici in mezzo al fango con il male alla schiena per la posizione e lo sforzo inusuale. E' un'esperienza mistica, una salita che non sembra finire mai, sopratutto quando si esce dal bosco e si vede la lunga strada salire senza fine. Finalmente si arriva al punto acqua in coincidenza dello scollinemento. Riempio le borraccie e riesco ancora a lavare sommariamente la bici sotto una leggera pioggia prima di ripartire.

La discesa è scorrevole, interrotta in alcuni tratti da roccie e neve. Riesco a superare alcuni concorrenti che rallentano troppo in prossimità delle strettoie.

Raggiungo la strada asfaltata e risalgo agevolmente verso il Passo Pordoi insieme ad altri ciclisti con la bici da strada e altri mezzi motorizzati. Dopo il passo iniziano i veri problemi visto che ricomincia a piovere e il percorso è invaso da un mare di fango. Conosco bene questi sentieri perchè li ho percorsi decine di volte a piedi e in bici e spero che gli organizzatori abbiano previsto una deviazione viste le condizioni del fango.

Purtroppo le mie speranze non sono attese e mi trovo in grande difficoltà su ripidissmi sentieri interamente coperti da uno spesso strato di fango. Si fatica a stare in piedi, figuriamci in sella. Mentre cerco di stare in piedi scivolando sui ripidi sentieri infangati sento suonare il telefono, che è nello zaino, protetto dalle intemperie da un guscio stagno. Mi chiedo chi possa essere visto che sanno tutti che sto affrontanfdo questa gara. Potrebbe essere un'urgenza? Purtroppo non mi è possibile in alcun modo sotto questa pioggia accedere al cellulare e archivio la questione.

Raggiungo finalmente l'ultimo ristoro dopo 7 ore in movimento sotto un diluvio tremendo. Gli organizzatori cercano di dissuadere quelli come me che devono ancora affrontare il temibile passo Duron con queste condizioni climatiche. Fanno presente che a quella quota non possono arrivare soccorsi o ambulanze e diversi concorrenti meditano se ripiegare sul percorso corto.

Io decido di sfruttare il jolly che ho nello zaino e mi infilo i pantaloni lunghi. Sono interamente ricoperto di fango ma le salomon in goretex hanno tenuto i piedi ancora relativamente asciutti.

Dopo una pausa di circa 10 minuti sotto il tendone al riparo dalla pioggia battente inizio a scendere da solo verso Canazei. Supero un gruppo di concorrenti più lenti in prossimità del Lupo Bianco e raggiungo la città da solo con i viglili che interrompono la circolazione del traffico per farmi passare.

Ora sono sulla ciclabile che porta a Campitello di Fassa e ad un certo punto vengo indirizzato a destra verso una salita asfaltata che porta verso il Passo Duron. Venivo a correre qui anni fa dopo la giornata di sci ed è un percorso che ho fatto in bici già 3 volte ma sempre e solo in discesa. Scendendo mi chiedevo chi potesse farsi tutta quella salita per raggiungere il passo e adesso mi trovo faccia a faccia con questa la bestia nera. Prima della salita approfitto di una fontana per riempire le borraccie e rimuovere il fango che le ricopre. Non è piacevole bere da una specie di biberon coperto di fango.

Silla lunga salita che segue mi trovo con altri ciclisti più lenti e senza accorgermi rallento il passo adeguandomi alla loro andatura. I battiti cardiaci si attestano intorno ai 130 al minuto.

Vengo sorpassato da una moto da trial che lascia una puzza di miscela lungo il percorso: è uno dei volontari e approfitto per chiedergli se siamo ancora in tempo per chiuidere la gara. La sua risposta è che tanto lui ci avrebbe accompagnati fino alla fine essendo la cosiddetta "scopa". Ci sono solo 10 persone dietro di me ed inizio a sospettare che sia davvero troppo tardi per farcela in tempo. Era già un po che intervistavo gli atri concorrenti sulla possibilità di farcela ma erano tutti scettici.

Faccio due conti in base ai chilometri e i metri di dislivello rimanenti: a questa andatura non c'è dubbio che non arriverò alla fine in tempo. Per noi non ci sarà un traguardo, saremo squalificato per essere arrivato fuori tempo massimo. Uno sforzo immane e nemmeno il riconoscimento ufficiale di avere finito questa corsa. In questi momenti si pensa alle giustificazioni per non avercela fatta: la partenza tardiva, la pioggia, il fango, gli altri concorrenti che hanno rallentato il percorso.

Devo ingranare un'altra marcia, non posso rinunciare così. Per me la vera gara inizia adesso, devo dare tutto quello che mi rimane in termini di energie. Ingrano il turbo e cerco di spingere il più che posso sui pedali. Sorpasso diversi ciclisti incereduli per la mia improvvisa verve e velocità.

Continuo a chiedere a tutti il loro parere sulla fattibilità di chiudere nei tempi ma raccolgo solo sguardi demoralizzati. Finalmente ha smesso di piovere ma il passo è ancora lontano e avvolto nella nebbia e nuvole.

Riesco a scavallare verso l'Alpe di Siusi dopo una salita di un'ora e mezza: sono partito ben 9 ore e 16 minuti or sono e mi mancano ancora diverse salite. Affronto la discesa ad una velocità abnorme ed in una manciata di minuti e sfrutto l'ultimo punto di ristoro mangiando un paio di pezzi di banana senza riempire le borraccie visto che manca pochissimo. Mi ritrovo sulla terribile salita del rifugio Zallinger dopo aver visto una squadra di soccorritori portare via un concorrente infortunato avvolto nel telo termico.

Dopo tutta questa fatica ci si aspetta di scendere invece ci troviamo costretti a salire nuovamente. Non è solo un viaggio nella fatica ma sopratutto nella mente. Quando scocca la decima ora mi rimangono ancora 10 chilometri: devo tenere una media di 20kmh per finire la gara in tempo e purtroppo ci sono ancora diverse salite.

Capisco che potrei farcela e continuo a dare il tutto per tutto: un volontario mi incita dicendo che posso farcela.

Sull'ultimo singletrack che scende a Selva Valgardena mi trovo a gridare a due concorrenti che sono fermi e non riescono ad agganciare i pedali automatici alla bici: mancano tre minuti e li passo sulla destra.

Riesco a tagliare in traguardo pochi secondi prima della chiusura, incitato dalla folla e da Luca e Filippo che hanno finito la loro gara sul percorso più corto già da qualche ora.

Mi rendo conto come ogni secondo risparmiato sul percorso sia stato decisivo per l'esito della gara, a partire dalla mancata risposta alla chiamata di disturbo alla strategia di alimentazione, decisa dopo l'esperienza della Capoliveri Legend. In quella occasione avevo capito che tenere i rifornimenti nello zaino sarebbe stato troppo dispendioso in termini di tempo. Non ci si può fermare ogni volta per estrarre una barretta dallo zaino, si perde troppo tempo. Invece di fissare con lo scotch tutto al telaio della MTB ho preferito utilizzare una piccola sacca utile anche per riporre i rifiuti. Barette e marmellate Zuegg di mele cotogne erano state da me precedentemente aperte per essere accessibili facilmente anche con una sola mano. Tutto quello che ho portato in più nello zaino è stato totalmente inutile: 1 miele confezione da 500 gr, 2 confezioni di latte condensato da 170 grammi, 4 gel 60 grammi, 1 barretta enervit power sport 60 gr., 4 fruttini zuegg da 40 gr.: quasi un chilo e mezzo di peso inultileche ho protato con me.

Ho concluso la gara in 198ma posizione nella mia categoria Hobby2 e 311mo overall in 10 ore e 34 minuti.

Da una rapida occhiata alle classifiche sembrerebbe che in oltre 4000 iscritti oltre 1000 non siano arrivati al traguardo nei tempi previsti. Il 42% ha scelto il percorso corto e il 58% ha scelto quello lungo da 86 km.

 

sella ronda hero dolomiten sudtirol 2016

Bici: Specialized Stumpjumper HT comp

Calzature: Salomon XA pro 3d

Salopette: RH+

Guscio: goretex Northface

Pile: Northface

Maglietta: odlo capilene + Gore Hero con zip

Guanti: Acquashield BBB AW15 - bagnatissimi fin dalle prime goccie di pioggia

Copriscarpe: nessuno

Casco Velon - cratoni 2014

 


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