MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

 

Domenica 6 giugno 2004

Cornizzolo - Barro - Magnodeno - Resegone - Barro - Rai - Cornizzolo - Suello
 

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Il cielo è terso, le previsioni sono ottime, l'anemometro conferma la prevista brezza da sud.

Qualche cumuletto bianco arriva fino a Milano. Mentre sto andando verso Suello vedo che le nuvole sopra le montagne: in realtà sono tante e molto, molto in alto.

Mi immagino già un volo altissimo, magari di distanza: chissà se riuscirò ad arrivare in Valcava... L'adrenalina comincia a salire a livelli preoccupanti!

Arrivato in atterraggio incontro Valentino. Scambiamo due parole e mi esterna i suoi dubbi sulla giornata e sulle condizioni troppo forti. Ha deciso di non volare.

Vedo una navetta in partenza e ci salgo subito, senza nemmeno fare mente locale su cosa mi serve. Appena partiti realizzo che i miei occhiali da sole sono rimasti in macchina.

Arrivo in deccollo e vedo che nella sacca mi mancano in guanti: un pessimo inizio!

Fotrunatamente Gango ne ha un paio di riserva e mi salva la giornata. Mi preparo in decollo vestito quasi da palombaro contro il freddo e imbottito di xamamina per evitare il mal di mare.

Non vedo nessun pilota decollare e salire decisamente: vedo solo due o tre vele altissime e tutti gli altri scendono. Decollo e punto deciso verso il cosiddetto "centrale" ma continuo a scendere. Finalmente trovo la solita termica che mi aspettava ed inizio a girarla. In breve sono sopra il decollo, salgo ancora, supero la cima della montagna e continuo a salire. Non mollo e sempre nella stessa termica supero i 2000 matri di quota.

Visto che sono così alto decido di attraversare subito verso il monte Barro senza fare ulteriori giri, saltando la solita tappa al monte Rai.

Perdo molta quota e nella traversata non trovo nessuna termica. Anche in prossimità della vetta non ci sono termiche, guardo il parcheggio dei caravan che utilizzerei per atterrare in caso di emergenza e poi provo a spostarmi verso sud, sperando in un pò di dinamica. Finalmente il variometro ricomincia a suonare: sto salendo di nuovo. La termica è scarrocciata verso il lago e la turbolenza che genera mi fa pendolare moltissimo, la mia vela si destreggia con un paio di chiusure...

Sono a 1500 metri circa sopra il lago e decido di attraversare verso il monte Magnodeno. Sorvolo Lecco abbastanza basso e tengo d'occhio il campo da calcio e l'eliporto del Bione, da utilizzare come atterraggio di emergenza in caso non riuscissi a fare nuovamente quota. Ormai il parcheggio dei caravan, dal quale sarei riuscito arrivare alla macchina camminando un pò, è lontanissimo, e se dovessi utilizzare questo atterraggio dovrei cercarmi un passaggio per Suello.

Sono abbastanza preoccupato perchè non vedo nessun pilota che sta facendo il mio percorso: ne vedo solo due che sono molto più in altro di me oltre la vetta.

Scorgo in distanza quello che mi sembra un parapendio, ma quando mi avvicino mi accorgo che è troppo piccolo e veloce. Non capisco proprio cosa sia e fugge verso la Valsassina.

Mentre sto lottando con un paio di termiche troppo deboli finalmente vedo una vela che scende dietro alla montagna e si porta più o meno alla mia stessa altezza.

Finalmente aggancio quella giusta che mi fa superare la cresta: vedo il bivacco del Magnodeno con alcuni escursionisti che prendono il sole. Continuo a salire con la stessa termica che mi scarroccia verso il Resegone. La velocità di salita aumenta in continuazione e arrivo a superare i 5 metri al secondo. Adesso sono sopra a 2 alianti che prima guardavo dal basso. Il variometro che segna 2300 metri e in un istante mi trovo immerso nella nebbia.

Ho raggiunto la base delle nuvole: smetto di girare la termica e affondo l'acceleratore per uscire. Purtroppo l'aspirazione è così forte che anche con l'acceleratore tirato al massimo continuo a salire. Arrivo al punto di non vedere più i miei piedi e mi spavento: so che sotto ci sono due alianti e oggi sono senza Gps che mi aiuterebbe a tenere almeno una traiettoria lineare per uscirne.

Decisione drastica: faccio una vite nell'assenza totale di visibilità e in breve torno a vedere le montagne sotto di me.

Tiro dritto verso il Barro facendo una riturata strategica. Il traguardo della Valcava è rinviato alla prossima volta.

Raggiungo il Barro e ricomincio a salire. Adesso sono più tranquillo perchè, anche se dovessi mancare l'atterraggio ufficiale, potrei raggiungerlo a piedi. Una generosa termica scarrocciata verso il lago mi porta nuovamente oltre i 2000 metri: decido quindi di fare un altro giro verso il monte Rai che avevo saltato all'andata. Il vento è forte e ci metto molto tempo a raggiungerlo, arrivo appena sotto la cresta.

Da lì riprendo un po di quota in dinamica e mi porto nuovamente sopra al Cornizzolo. Un breve passaggio sopra il decollo per vedere se c'è qualcuno di conosciuto e poi spengo il variometro perchè sono stufo di sentirlo bippare. Mi godo il volo ascoltando il suono del vento che sibila sui cordini, le cicale sui campetti e il rumore del bosco.

Atterro dove ho lasciato l'auto dopo un bellissimo volo di 2 ore e 18 minuti.


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