24 giugno 2006 Cornizzolo - Moregallo - San Martino - Grigna SettentrionaleSono le 12.50 quando io e Massimo siamo pronti al decollo: purtroppo Massimo ha le batterie scariche della radio e non potremo comunicare in volo. L'obiettivo è quello di volare verso la Valtellina. Il decollo è gremito di piloti e decidiamo di metterci sottovento. Mentre sto per decollare mi ferma Valeria dicendomi che ho un nodo: stallo immediatamente e mi preparo al decollo per la seconda volta. Nel frattempo Massimo è già partito e sta facendo quota sul centrale. Stacco i piedi da terra e mi accorgo che una suola dello scarponcino è penzolante e si è parzialmente staccata. Già questi due segnali avrebbero dovuto convincermi a tornare a casa... Arranco con estrema fatica in una termica appena sopra il decollo fino ad arrivare a 1700 metri di quota. Mi dirigo verso il Monte Rai e verso i Corni di Canzo, ma vedo che Massimo sta seguendo un'altra rotta. E' molto basso ma riesce a risalire senza problemi con una termica tra il Rai e il Barro. Io riesco a raggiungere nuovamente quota 1700 sia sui Corni che sul Moregallo, per poi attraversare il lago di Lecco, seguendo il mio amico che è più alto e mi precede di qualche centinaio di metri. La sua strategia si rivela notevolmente migliore della mia: mentre io mi trovo a 900 metri circa e cerco disperatamente di guadagnare quota sul San Martino lo vedo già altissimo sopra i Resinelli. Finalmente anche io riesco a salire su un missile che mi spigne oltre
i 2000 metri, con ascendenze che arrivano fino a 6 metri al secondo.
Attraverso i piani dei Resinelli. Solitamente non mi spaventa entrare in nube, specialmente con un gps
e una bussola che mi indicano la rotta, ma in questo caso mi allarmo
perchè sono abbastanza basso e il Grignone incombe davanti a
me. Piego leggermente verso la Valsassina e dopo pochi istanti sono
fuori. Attraversiamo un lungo altipiano dove in alcuni punti riusciamo anche a fare quota, ma siamo troppo bassi e adesso ci troviamo sottovento. Il cielo è coperto e non ci sono termiche che ci possano aiutare a salire. La ricerca è tanto disperata quanto infruttuosa: decido di tentare il tutto per tutto e attraverso la Valsassina partendo dalla Grigna con meno di 1800 metri. Finisco il traverso con 1150 metri ed inizio la mia lotta per risalire. Sorvolo alcune malge e boschi sempre tenendo d'occhio un eventuale atterraggio di fortuna. Aggancio un paio di ascendenze deboli e studio attentamente la zona che è piena di cavi dell'alta tensione. Mi chiedo dove sia Massimo: non mi ha seguito nel traverso e adesso non lo vedo più. Salgo sull'ascensore che mi aspettava al varco e in breve mi trovo ad oltre 2250 metri. Vedo sotto di me la stessa vela che abbiamo incontrato ai Resinelli e mi chiedo che strada abbia fatto. E' Ermanno, uno dei migliori piloti del nostro club che oggi ha fatto un triangolo di oltre 100 chilometri riuscendo a rientrare in atterraggio. Mi giro verso la Grigna e vedo anche Massimo che finalmente ha deciso di attraversare. Vado verso di lui per aspettarlo e mentre fa quota faccio un po di foto. Nuovamente insieme ci troviamo sopra i Piani delle Betulle e facciamo rotta verso il monte Legnone. Credo di essere altissimo in realtà sono solo a 2000 metri e mi rendo conto troppo tardi che questa valle è altissima, stretta e non ha nessuno spazio per atterrare. Inizio a preoccuparmi mentre perdo quota inesorabilmente senza trovare più nessuna ascendenza. Sono ormai a 1400 metri intrappolato in una valle senza vie d'uscita. E' tutto coperto di alberi e vedo solo un alpeggio sopra ad un paesino arroccato sulla montagna. Mentre sto lottando per guadagnare quota la vela si chiude completamente ed inizio a precipitare. Dovrebbe riaprirsi da sola ma ci sta mettendo troppo tempo e gli alberi sono troppo vicini. Si riapre di colpo ed entra in negativo facendomi ruotare all'indietro. Ormai sono troppo vicino alla montagna e l'impatto mi sembra inevitabile: afferro la maniglia del paracadute di emergenza e strappo la spina. In questo stesso istante la vela però si stabilizza da sola e riprende a volare. Tengo l'emergenza vicino a me senza lanciarla e inizio a chiedermi cosa fare. In queste condizioni non mi sento più sicuro e decido di andare ad atterrare sull'alpeggio, nell'unico spazio senza alberi di tutta la zona. Massimo capisce che ci sono problemi e, volando sopra di me chiede spiegazioni. Velocemente gli dico che non riuscivo a fare più quota e sono atterrato e vedo che anche lui si prepara ad impostare l'atterraggio. Il vento contrario lo fa abbassare però di un paio di metri di troppo ed è costretto a virare e proseguire la sua inesorabile corsa verso il basso. Non lo vedo più, si sta dirigendo verso la parte più stretta di questa valle e non si vede nemmeno uno spazio tra gli alberi. Anche alcune persone nelle malghe si preoccupano dicendomi di avvisarlo che non ci sono possibilità di atterraggio. Purtroppo non ho modo di comunicare con lui, ma mi immagino che si sia reso conto da solo della situazione. Il timore per la sua incolumità è fugato dopo pochi minuti quando finalmente mi chiama: sta bene ed è atterrato stallando in un piccolo buco in fondovalle. Ripiego la vela e scendo per il sentiero verso il paese, dove aspetto Massimo che dovrà farsi 150 metri di salita per raggiungere il paese arroccato che vedevamo dall'alto e sche scopriamo chiamarsi Pagnona. Siamo a 60 chilometri di strada da Lecco dove siamo partiti e ci aspetta un rientro in pullman che ci costerà 4 ore. Abbiamo chiuso questa esperienza senza danni ma è inevitabile riflettere sui rischi che abbiamo corso per evitarli in futuro. In tarda serata, mentre rientriamo verso Milano, ci troviamo in mezzo ad un violentissimo temporale. Fortunatamente per noi oggi è finita ma apprendiamo che tre piloti erano ancora in volo mentre è sopraggiunta la tempesta e sono stati trascinati per chilometri dal temporale. Per loro la disavventura si è conclusa, secondo i vari racconti, con l'intervento dei pompieri e "solo" con alcune contusioni.
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