21 Gennaio 2007 Grigna Meridionale - Canale PortaAppuntamento alle 8.30 con Giobbe e Bruno: non sappiamo ancora dove andremo ma l'idea è quella di fare una ferrata. Lasciamo Milano alle 9.00 un pò perplessi vedendo il cielo plumbeo che incombe. Le previsioni sono incerte e contrastanti: l'inverno non è ancora arrivato ma sembrerebbe alle porte e oggi dovrebbe essere l'ultimo giorno di caldo autunnale. Mentre ci avviciniamo alle montagne capiamo che lo strato di nubi è più spesso del previsto: dovremo fare un percorso in alta quota per trovare il sole. Saliamo con l'auto in Valsassina e poi fino ai piani dei Resinelli. Sosta per un caffè e rifornimento panini e poi possiamo partire alla volta del canalone Porta. L'obiettivo è quello di raggiungere la vetta della Grigna, sperando di lasciarci alle spalle le nubi grigie. Iniziamo a salire nel canalone immersi nella nebbia delle nuvole che rendono lo scenario assolutamente surreale. Le gugile del canalone si stagliano nella nebbia fino a sparire. La progressione dapprima dolce si fa più sostenuta ed inizio a sentire la fatica dei quasi 25 chili di attrezzature che porto addosso. Oltre alle attrezzature da ferrata e arrampicata classica mi sono portato un parapendio nell'eventualità di riuscire a decollare dalla Grigna. Ho volato sopra questa montagna decine di volte nella stagione estiva, arivando però in volo dal monte Cornizzolo e passando di qui dopo aver fatto un generoso pieno di quota. In questa stagione però il sole non scalda abbastanza da permettere guadagni di quota significativi e quindi i voli in questa zona sono solo un ricordo. Mentre salgo osservo le masse di condensa che salgono rapidamente testimoniando un'ottima brezza da sud che potrebbe permettermi di volare. Superiamo un paio di passaggi più difficili e arriviamo al bivio per i torrioni Magnaghi. Adesso siamo al sole e abbiamo lasciato alle spalle uno spesso strato di nubi che sembrano però salire con noi e rincorrerci. Decollare da qui sarebbe possibile ma non consigliabile: infatti, entrando nello strato di nuvole, perderei il contatto visivo con la montagna rischiando l'impatto con qualche cima. Il volo strumentale non servirebbe a nulla: troppe sono le insidie in questa zona circondata da cavi dell'alta tensione, montagne, boschi e troppi i rischi di collisione. Mi metto l'animo in pace e rinuncio al mio volo, sebbene il pesante zaino che porto sulle spalle mi faccia ricordare in ogni momento il peso dell'attrezzatura per volare. Saliamo velocemente anche l'ultimo tratto del canale Porta fino a raggiungere il tratto terminale della cresta Senigalia. Auitati dalle catene che ci permettono di transitare in sicurezza anche sui passaggi innevati arriviamo in vetta. Qui soffia un forte vento da nord, proibitivo per il volo in parapendio sulle alpi. Questo mi serve solo a ricordare che dovrò scendere a piedi. Qui ci godiamo i nostri viveri e ci fermiamo un paio d'ore a prendere il caldissimo sole. Il termometro segna 17 gradi all'ombra. Incredibile per questa stagione dove solitamente si sale con picozze e ramponi e la temperatura è anche di 30 gradi in meno. Mentre stiamo digerendo lo spuntino vediamo le nubi che qualche centinaio di metri sotto di noi si dissolvono lasciando solo una debole foschia. E' ormai giunta l'ora di scendere e iniziamo la lunga passeggiata lungo la cresta Cermenati. Le nubi in basso sono ormai dissolte e la leggera foschia testimonia la calma dell'aria sottostante. Lasciata la turbolenza della vetta alle spalle iniziamo a sentire una leggera brezza frontale che riaccende in me il desiderio di volare. In pochi minuti apro la vela su una crestina, con il prezioso aiuto di Giobbe e Bruno che la tengono ferma. Il pendio erboso è ripidissimo e senza di loro la vela scivolerebbe da sola a valle. Dopo un meticoloso controllo della vela e dei cordini mi imbrago pronto a decollare. La discesa è ripidissima al punto che un paio di volte scivolo sull'erba bruscamente mentre mi sto preparando. Correre giù di qui senza vela sarebbe una follia ma dopo i primi tre passi inizio a sentire la confortante trazione del parapendio che si gonfia frenendo la mia corsa mentre sale sopra la mia testa. A questo punto bastano altri due passi per sentire che la vela in pressione prende in carico decisamente il mio peso facendomi decollare . Adesso sono in volo e mi sto allontanando dagli amici. L'idea sarebbe quella di atterrare ai piani dei Resinelli per far provare qualche decollo in un campetto a Bruno ma mi rendo presto conto che il vento da nord si fa sentire. La vela fa delle brusche accelerazioni cercando quasi di chiuersi. La freno in modo da prevenire chiusure e tiro dritto allontanandomi dalla zona. In pochi minuti sorvolo la torre dei Resinelli e punto verso il lago. Ancora qualche pendolata, un'occhio al contachilometri che segna quasi 50 all'ora e poi entro nella foschia dell'inversione termica. Faccio una virata a destra per evitare un atterraggio prematuro nei boschi del monte San Martino e poi proseguo verso il Cornizzolo. Mi piacerebbe atterrare a Suello, dove c'è un atterraggio molto comodo e che conosco bene. Consulto il gps che mi dice che potrei farcela al pelo ma mi sembra di essere troppo basso per riuscirci. Mi fido dello strumento e proseguo. Continuo a controllare la quota che mi sembra smodatamente superiore a quella che percepisco io. Capisco il problema: avevo disabilitato la calibrazione automatica dell'altimetro e la quota indicata era di circa 400 metri in più di quella reale. Capisco subito che l'atterraggio non è alla mia portata e quindi passo in rassegna tutti gli altri che conosco. Sto sorvolando un prato dove sono atterrato alcune volte a Valmadrera ma sono alto e proseguo verso il successivo, quello dei caravan a Civate. Sono ormai quasi a terra quando decido di proseguire ancora qualche metro e atterrare in un campo da calcio più avanti. Non sono mai atterrato in un campo di questo tipo e vorrei capire se sono in grado di atterrare in uno spazio di queste dimensioni circondato dalle reti e dai lampioni di illuminazione. entro in virata e poso i piedi vicino agli spogliatoi. Sono quasi le 17.00 e il sole sta tramontando. Ripego la vela e faccio a piedi gli ultimi chilometri che mi separano dall'atterraggio ufficiale dove verranno a prendermi Giobbe e Bruno.
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