Usa e Canada
2001
Sabato
11/8/01 |
Milano - Newark
Finalmente dopo un anno di lavoro si parte!! Dopo
6200 chilometri, otto ore di volo e due ore di ritardo atterriamo
all'aeroporto di Newark. Andiamo subito a ritirare l'auto prenotata
all'autonoleggio e ci rendiamo conto che la prenotazione fatta su
internet è servita: la disponibilità di auto era esaurita
ed accettavano solo le prenotazioni! Dopo un'attesa di oltre mezzora
finalmente ci viene consegnata l'auto: una Buick Lesabre bianca
che sembra una balena di oltre 5 metri e. Il sito internet ufficiale
della Buick
descrive questa auto come "The award-winning LeSabre. One of
the world's definitive full-size cars. A vehicle that gives you
and your family superb occupant protection, personal security features,
and the roominess, quality, comfort, and feeling of control that
bring out all the true pleasures of driving". In realtà
è un grosso scatolone semovente con il cambio automatico
che si guida come un gozzo da pescatore. Le gomme altissime e le
sospensioni da materasso ad ogni curva danno un "effetto onda"
veramente singolare. Il freno con effetto spugna non aiuta sicuramente
ad arrestare le 1.6 tonnellate di peso del mezzo. Il motore in compenso
è un 3.800 6 cilindri con 205 cavalli con una brillantezza
paragonabile ad un diesel nautico. Non si capisce proprio dove sia
tutto questo controllo paventato dalla pubblicità. In compenso
un diligente sistema elettronico avvisa con un assordante "beep"
il guidatore quando qualcosa non viene eseguito secondo il manuale
di istruzioni: questo beep ci ha perseguitati dal primo all'ultimo
giorno senza esclusione di colpi (cinture non allacciate, porta
aperta, cambio in folle cambio in marcia, luci accese, luci spente
con la marcia inserita, caldo, freddo e mille altri).
Partiamo in direzione ovest, ma il cielo è plumbeo e una
fitta nebbia copre tutta la zona. Dopo qualche ora ci fermiamo per
assaporare un pessimo fritto e per riposare in un Motel Holiday
Inn.
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Domenica 12/8/01 |
Verso Niagara
Falls
La mattina ci svegliamo di buon'ora e il tempo è sempre
inclemente: pioggia e nebbia ci accompagnano fino a Buffalo, poco
prima del confine con il Canada. Attraversiamo zone di campagna
vastissime, grandi strade e superstrade in una zona semicollinare
senza grandi centri urbani, dove si incontrano solamente le tipiche
villette americane. Le indicazioni stradali sono quasi totalmente
assenti e ci dobbiamo fidare della nostra mappa del Canada.
Nel pomeriggio arriviamo alle Niagara Falls e ci rendiamo subito
conto come la maestosità della natura sia stata schiacciata
dall'industrializzazione massiccia del turismo.
Code chilometriche di turisti che si accalcano per fare un giro
sulla "Maid of the Mist" (barche che si avvicinano offrendo
una visuale dal basso delle cascate), o a tutte le altre trappole
turistiche come la skylon tower, il giro nei tunnel sotto le cascate,
la mongolfiera, le teleferiche e mille altri cazzabuboli.
La visuale sarebbe veramente maestosa senza le migliaia
di turisti che spingono per avvicinarsi e per scattare una foto
ricordo della loro "impresa". Una schiuma nera densa prodotta
dai tensioattivi macchia il fiume dopo la cascata sulla sinistra
idrografica. La presenza di detersivi e inquinanti è evidente
anche dall'odore sempre presente in prossimità delle acque.
Alla sera ci consoliamo con un bellissimo filmato sull'Everest
in un teatro Imax, ma appena usciti ci troviamo in mezzo ad un autentico
spettacolo americano di fuochi artificiali su cascate che si ripete
quasi tutte le sere. Partiti i pullman con i turisti mangiamo un
panino per poi goderci un panorama notturno sulle cascate decisamente
più tranquillo e rilassato. Dormiamo in un tipico motel della
zona.
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Lunedi 13/8/01 |
Niagara
Falls - Niagara on the Lake - Toronto
Un ultima passeggiata per ammirare le cascate dal lato Statunitense
(per attraversare il confine sul ponte pedonale si paga un pedaggio!),
un giro turistico con la mongolfiera e poi scappiamo inorriditi.
Dalla guida leggiamo il suggerimento di visitare il parco delle
cascate nei pressi della wirpool ed effettivamente questo risulta
essere l'unico punto dove la natura è ancora incontaminata
e dove ci si avvicina alle acque del fiume. Le poche persone che
incontriamo si tuffano nei punti dove l'acqua è più
calma. Un lungo sentiero percorre tutto il parco fino alla wirpool.
Il silenzio e la pace del posto sono turbati ogni tanto da maxi
motoscafi che transitano ad alta velocità nelle rapide portando
decine di turisti.
Nel pomeriggio la grassa Buick ci porta, per una strada che corre
tra i peschi carichi di frutta, a Niagara on the Lake, un tranquillo
paesino senza infamia e senza lode che si affaccia sul lago Ontario.
Una birra e un finto croque monsieur e ripartiamo alla volta di
Toronto. Sono pochi i chilometri che ci separano dalla metropoli,
ma il traffico dovuto ad un incidente ed il fuso orario ci consigliano
un pisolino nel parco prima di entrare nella città.
Toronto non è una città grandissima, il traffico
cittadino è limitato (forse anche per i parcheggi che costano
carissimi) e molti parchi rendono vivibilissima questa città,
dove spicca il contrasto tra i toni metropolitani dei grattacieli
e delle piccole abitazioni della periferia che si estende per chilometri.
Alla sera un motel sul lungolago ci ospita in una camera (nuovissima,
a detta del proprietario).
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Martedi 14/8/01 |
Toronto
Abbandonata la Buick al motel raggiungiamo il centro città
con un tram che fortunatamente accetta i nostri dollari US per il
pagamento dei biglietti. Colazione con croissant e bagel e poi a
passeggio per la città. Dopo un paio d'ore di cammino siamo
già stanchi e decidiamo di acquistare un mezzo più
veloce e performante per i nostri spostamenti downtown. Dopo un'affannosa
ricerca troviamo in un centro commerciale degli ottimi monopattini
che ci accompagneranno per tutte le nostre gite cittadine. Un giro
sui docks ed è già ora di pranzo: il ristorante della
CN Tower sembra perfetto per
soddisfare il nostro appetito. Un panorama mozzafiato sulla città
e sul lago ristorante accompagna un'ottima cucina locale. Per chi
non pranza nel ristorante la coda agli ascensori per salire sembra
interminabile!
Un altro giro per la città, una visita guidata alla sede
del parlamento locale ed un aperitivo al 71° piano di un grattacielo
ci fanno apprezzare questa bellissima città. Unica nota di
demerito all'edificio parlamentare, che ha imbalsamato una fetta
di pavimento bruciato a causa di un incendio, soppiato all'inizio
del secolo scorso nonchè al modo con il quale il marmo italiano
è stato posato sulla parte ricostruita dell'edificio.
Per percorrere i numerosi chilometri che ci separano dalla Buick
decidiamo di utilizzare i monopattini che in breve tempo ci portano
nei pressi del parco che costeggia il lago. Dopo una lunghissima
pattinata lungo il parco giungiamo al tramonto alla grande balena
bianca. Un paio di beep e ci porta sulla superstrada per Ottawa.
Ci fermiamo in un terrificante Motel in località "Belleville"
dove siamo costretti a chiedere di cambiare stanza a causa dell'assordante
rumore dei compressori dell'aria condizionata.
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Mercoledi 15/8/01 |
Kingston - Ottawa
- Gatineau
park
Un'ottima colazione a base di pancakes e sciroppo d'acero a Kingston
e via verso Ottawa. Seguiamo strade secondarie assolutamente non
trafficate di notevole bellezza paesaggistica. Una sosta immancabile
alla fabbrica di cioccolato Hersheys
presso Smiths Falls.
Una digressione su una strada sterrata in pieno stile Hazzard ci
porta a scoprire case sperdute nei boschi e laghi incontaminati.
Scopriamo un sistema di chiuse che rende navigabile il fiume che
scorre da Ottawa per più di 200 km fino al lago Ontario.
Alcuni turisti noleggiano tipiche house boat per effettuare l'intero
percorso. Una birra e via verso la capitale del Canada. Parcheggiamo
nei pressi del parco e con i nostri monopattini attraversiamo il
fiume che segna il confine tra il Quebec e l'Ontario. Una visita
ai maestosi edifici del parlamento della capitale ci permette di
osservare un bellissimo tramonto dalla torre più alta della
città. Un saluto ai gatti che vivono nei suoi giardini e
poi via per le strade della città, la cui via pedonale ricorda
molto Maidenhead. Anche Ottawa ha sofferto di una crescita troppo
rapida determinata dal trasferimento delle funzioni amministrative
nel capoluogo.
Un ultimo giro per chinatown, un milkshake e i nostri monopattini
scorrono verso il parco dove è parcheggiata la Buick. Decidiamo
di vedere il parco
di Gatineau dove, tra l'altro, dovrebbero esserci delle aree
per il campeggio. Dopo un paio di ore di strada arriviamo all'ingresso
del parco, ma il ranger ci fa presente che il campeggio è
già chiuso. Fortunatamente ci consente di montare la tenda
nel bosco retrostante.
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Giovedi 16/8/01 |
Gatineau
park - Montreal
Una corsetta di 1 ora nel parco appena alzati dal letto e siamo
già sulla balena in viaggio per Montreal. Facciamo colazione
in una panetteria-caffetteria sulla strada veramente singolare,
dove ci serve uno strano personaggio. I chilometri scorrono lentamente,
e ci troviamo presto imbottigliati nel traffico caotico di Montreal.
Non eravamo più abituati a fare code sulle tangenziali in
Canada. Parcheggiamo l'auto appena possibile, in un piazzale sterrato
antistante lo stadio. Attraversiamo in giardino antistante, il quartiere
greco e, viste le dimensioni della città, decidiamo di prendere
la metropolitana per raggiungere il porto e la zona della vecchia
Montreal. E' una città molto diversa da quelle fin'ora viste:
è più caotica, multietnica e anche un po sporca, potrebbe
sembrare una città del Sudamerica.
Iniziamo a parlare francese, che qui è la lingua ufficiale:
nessuno qui parla inglese che per legge è stato addirittura
bandito dalle insegne pubbliche.
Ci imbattiamo in una terrificante copia di Notredame in cemento,
classificata come una delle migliori attrazioni della città.
Un giro nel centro pedonale, un boccone in un tipico bistrot e ci
avviamo con i nostri scooter verso St. Laurent blvd, una lunghissima
via che attraversa tutta la città, che parte dal porto vecchio
e attraversa poi chinatown fino alla nostra Buick. Attraversando
il parco antistante lo Stadio notiamo una migrazione di persone
vestite di bianco che si radunano per un evento.
Saliamo sulla balena bianca e usiamo dal piazzale dove abbiamo
parcheggiato stamattina che nel frattempo si è trasformato
in un affollatissimo parcheggio a pagamento. Inizia a piovere. Viaggiamo
per qualche ora sotto la pioggia e decidiamo di fermarci appena
prima di Quebec City in un tipico bed & breakfast. Incontriamo
qui alcuni italiani di Pantelleria e, pensando alla pioggia di oggi,
mi viene da chiedergli perchè abbiano lasciato un posto così
bello per venire fin qui!
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Venerdi 17/8/01 |
Quebec
City - Laurentides - Auberge de lac Moreau
Dopo una frugale colazione partiamo sotto la pioggia alla volta
della capitale del Quebec. Parcheggiamo la balena e improvvisamente
smette di piovere. Facciamo una passeggiata in questa cittadina
tipicamente francese, visitiamo la piazza principale, le mura e
le fortificazioni, il castello, il porto. Un improvviso diluvio
ci costringe a riparaci all'interno dell'ufficio del turismo, dove
prendiamo alcuni fogli informativi sui parchi nazionali e sulle
riserve faunistiche nei pressi della città. Una crepe e siamo
nuovamente in auto verso il Canada più interno e selvaggio:
dopo tante città vorremmo vedere qualche esponente della
fauna locale. La strada scorre per chilometri nella riserva faunistica
Laurentides senza attraversare centri abitati e si incrociano sempre
meno veicoli, numerose strade sterrate laterali si perdono nei boschi.
Proviamo ad imboccarne una che dopo pochi chilometri ci porta sulla
cima di una collina dove sono installati alcuni ripetitori. Al secondo
tentativo entriamo in un parco dentro la riserva faunistica. L'ampia
strada non è asfaltata ma ha un fondo regolare e la grassa
Buick padroneggia tranquillamente lo sterrato, pendolando su ogni
rettilineo. Il limite di velocità su questa strada di 70
km/h sembra elevatissimo se paragonato a quelli sulle superstrade
americane.
Dopo una ventina di chilometri ci imbattiamo in una sorta di ufficio
informazioni. Scendo e vado a chiedere se hanno una mappa della
riserva e se ci sono posti dove dormire. Ad entrambe le domande
l'eremita mi risponde "no" senza dare ulteriori spiegazioni.
Proseguiamo quindi sulla stessa strada cercando di orientandoci
in quel dedalo di strade e incroci. Incontriamo un paio di aree
attrezzate a camping ma non ci fermiamo perchè siamo affamati
e vorremmo prima mangiare qualcosa. Inizia a piovere. Dopo svariati
chilometri usciamo dalla pare opposta della riserva e ci immettiamo
su una strada asfaltata che ci porta verso nord. Pochi chilometri
ed un cartello che indica un albergo a 8 chilometri ci suggerisce
di svoltare a destra in un'altra strada sterrata. Trenta chilometri
di sterrato ancora e giungiamo a questo famigerato albergo. Hanno
posto per dormire, ma ci fanno presente che la cucina è chiusa
e possiamo mangiare soltanto un piatto di formaggi. Ci sediamo a
tavola in attesa di un tipico tagliere di formaggi in stile baita
alpina. Dopo alcuni minuti si presenta una signora in abito da sera
che ci porta due piatti di formaggi in perfetto stile "nouvelle
cuisine": piatti grandissimi con piccoli assaggi di formaggi
francesi accompagnati da insalata fresca, fettine di mele, noci,
marmellata e l'immancabile burro. Andiamo a dormire nella nostra
stanza, assordati dal rumore del generatore di corrente che rimane
acceso tutta notte.
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Sabato 18/8/01 |
Auberge de lac Moreau - Tadussac
Alla mattina ci svegliamo con un'ottima colazione a base di croissant
freschi, marmellate, yogurt, succhi di frutta, cereali e uova con
bacon. La giornata è bella e abbiamo l'occasione di ammirare
il bellissimo paesaggio di boschi e laghi dove è inserito
questo albergo che come stile potrebbe ricordare uno chalet alpino
in legno ma che come dimensioni è paragonabile ad una caserma
da battaglione.
Dimentichiamo il salasso del conto (circa il triplo di quanto pagato
mediamente fino ad oggi) e ripartiamo verso est, seguendo stradine
sterrate, ci fermiamo in un laghetto e facciamo un giro su una barchetta
a remi, lasciata (forse) a disposizione dei visitatori del parco.
E' una zona di fittissimi boschi e laghi di ogni dimensione, e sui
più grandi si affacciano casette tipiche con annessi molo
e barche.
Ci chiediamo come passino il tempo le persone che soggiornano in
queste zone, e l'unica risposta che troviamo è caccia e pesca.
Posseggono tutti mezzi fuoristrada 4x4 e si vedono moltissime moto
atv a 4 ruote, guidate anche da ragazzini. La segnaletica stradale
è chiaramente indirizzata alle motoslitte, il che fa presumere
che queste zone siano coperte di neve per la maggior parte dell'anno.
Dopo svariati chilometri arriviamo all'ingresso del parco che è
chiuso da una sbarra. Il ranger ci chiede un permesso che non abbiamo
e ci spiega che noi eravamo in un "ZEC", zona ad accesso
controllato, e quindi dobbiamo pagare una tassa d'ingresso (anche
se stiamo uscendo).
Stanchi di questo paesaggio abbastanza monotono ci dirigiamo verso
Tadussac, luogo di avvistamento delle balene. Percorriamo la lunga
strada che costeggia il fiordo fino ad arrivare al mare. Ci fermiamo
prima di imbarcarci sul traghetto per osservare le balene dal capo,
ci colpisce aria gelida che proviene dal fiordo. Notiamo numerosissime
imbarcazioni di turisti che vengono accompagnati in mare appositamente
per vedere questi beluga che si esibiscono davanti a loro. Pare
che siano attratti dalla presenza di numerosissimi gamberetti che
arrivano dal fiume.
Ci imbarchiamo sul ferry che porta a Tadussac e facciamo , un pieno
di benzina e facciamo un giro per il paese. Un violento acquazzone
ci consiglia di pranzare in un pub. Facciamo una passeggiata in
questo piccolo, paese molto pulito che sembra essere un tipico posto
di villeggiatura per i canadesi. Numerosi canoisti stanno rientrando
dal mare prima di essere colti dalla bassa marea, mentre una fitta
nebbiolina avvolge ampi tratti di mare.
Ripartiamo in direzione nord-est ed esploriamo alcune strade sterrate
che ci indicano di prestare attenzione agli orsi bruni. Ad un certo
punto lo sterrato finisce per lasciare posto alla sabbia. Facciamo
velocemente inversione per tornare indietro, ma dopo pochi metri
la pesante Buick si insabbia definitivamente. Facciamo alcuni tentativi
per ripartire, ma ci rendiamo conto che ormai è sprofondata
fino ad appoggiarsi con il motore sulla sabbia. Il sole sta per
tramontare e la Buick giace immobile, da lontano sembra una enorme
balena spiaggiata. Rimembranze di tecniche di fuoristrada ci consigliano
di cercare piastre sulle quali appoggiare le ruote. Siamo praticamente
in una zona semidesetica ma riusciamo a trovare un asse ed alcuni
rami. Ci sono volute due ore ed un lungo lavoro di cric, rami e
sabbia in una spiaggia infestata dalle zanzare, per far ripartire
la balena, che esce dalla sabbia.
Sul punto dove ci siamo insabbiati rimangono solitarie le nostre
valigie e i segni del duro lavoro...
Arriviamo verso le 21.00 al traghetto che ci avrebbe dovuto portare
all'altra riva del S. Lorenzo, ma sembra tutto fermo. Ci informiamo
e ci dicono che solo 2 traghetti attraversano questo tratto e che
per domani sono tutti prenotati.
Delusi giriamo la macchina nuovamente verso Tadussac pensando cosa
fare ne caso in cui fosse interrotto anche il traghetto sul fiordo.
Siamo intrappolati!
Fortunatamente quando arriviamo alla fine della strada vediamo che
il servizio di traghetto è ancora in funzione, e che, anche
se a ritmo ridotto, funziona tutta la notte.
Pochi chilometri più avanti ci fermiamo presso un bed and
breakfast gestito da due coniugi sulla strada.
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Domenica 19/8/01 |
Tadussac - St. Andrews
Alla mattina i padroni di casa ci cucinano degli ottimi pancakes
con succo d'acero. Condividiamo il tavolo della cucina con alcuni
ospiti tedeschi che mostrano di apprezzare questa colazione tipica.
Arriviamo in tempo per essere caricati sul traghetto che ci porta
nel New Brunswick. Avvistiamo qualche altro cetaceo e sbarchiamo
dopo circa un'ora. Attraversando il New Brunswick facciamo qualche
sosta, prima nei pressi di un grande lago dove c'è una pista
ciclabile di 60 km, poi alle Grand
Falls, un tentativo malriuscito per imitare il successo turistico
delle sorelle maggiori Niagara falls. Il New Brunswick è
una regione semicollinare dai sapori tipici delle campagne rurali,
con piccole strade che attraversano i campi di mais e di patate,
diversissimo sia dalla nostra pianura industrializzata che da zone
più tipicamente turistiche. Un paesaggio che da un senso
di tranquillità assoluta, fin troppo!
Facciamo anche una sosta al ponte coperto di Hartland, il più
lungo al mondo. Dopo 2 passaggi di confine, ore di guida a limiti
impossibili (10 - 15 mph!), arriviamo a St. Andrews. Stanchissimi
per il viaggio ci fermiamo e pernottiamo in un B&B.
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Lunedi 20/8/01 |
St. Andrews -
Orchard beach -
Boston
Alla mattina facciamo colazione con la signora che gestisce la
casa che ci chiede 4 volte che lavoro facciamo. Ci chiede da dove
arriviamo, ma non ha mai sentito Tadussac!
St. Andrews è una piccola cittadina turistica che si affaccia
sull'oceano, con il suo molo, le maree, i negozi di artigianato.
Fa veramente freddo, ci vogliono 2 maglioni contro il freddo. Facciamo
acquisti in un supermercato e ripartiamo verso sud. Riattraversiamo
il confine e spostiamo il contachilometri sulle miglia. Dopo alcune
ore di viaggio facciamo una sosta a Orchard
beach, u na delle località balneari primarie del
Maine. Si tratta di una squallidissima zona turistica caratterizzata
da una strada di motel che corre a ridosso di una spiaggia oceanica.
Il clue è rappresentato da un vecchio molto zeppo di "attrazioni
turistiche" compreso il parco giostre, gli scivoli d'acqua
e i baracchini fast food. Una spessa nebbia oscura l'orizzonte,
ma la spiaggia è affollata come se facesse caldo! Vengono
i brividi a pensare che ci sia gente che passa le vacanze in questi
posti. Scappiamo inorriditi senza nemmeno riuscire a mangiare. Affamatissimi
ci fermiamo in un'area di servizio presso un Mac
Donald: ci serve un ragazzino di dodici anni circa e le bibite
sono self-service da un dispenser. Sia la Coca Cola che una limonata
sanno solo di cloro! E' la prima volta che il sapore della terribile
acqua con la quale preparano le varie bibite riesce addirittura
ad annientare tutto il resto! Protestiamo e il gestore ci propone
un caffè che si rivela poi imbevibile.
A tarda notte giungiamo a Boston, ci perdiamo per le superstrade
ed i tunnel che attraversano il centro e poi ci fermiamo in un hotel
di periferia.
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Martedi 21/8/01 |
Boston
Alla mattina su consiglio della receptionist ci portiamo verso
un parcheggio per pendolari, che è il modo migliore per raggiungere
la città. Arriviamo in un grosso parcheggio e l'addetto ci
fa presente che non passano treni prima delle 10.30 e che comunque
il parcheggio è completo. Delusi pensiamo inevitabilmente
alla vitaccia che fanno questi "commuters" tutti i giorni.
Facciamo fatica ad orientarci in assenza totale di indicazioni
e nella foschia che avvolge la città, ma finalmente riusciamo
a prendere la superstrada che porta verso il centro:lasciamo la
Buick in un enorme parcheggio a 5 piani (quasi completo anche questo).
Monopattini sottobraccio saliamo sulla metropolitana che ci porta
downtown. Colazione a base di terrificanti "bagel" e via!
Mentre si alza la nebbia visitiamo ogni angolo di questa bellissima
città, seguendo il "freedom trail" entriamo nella
"State house", saliamo su uno dei grattacieli
più alti per ammirarla dall'alto e facciamo shopping.
Pranziamo in un locale greco dove la cameriera non sa spiegarci
cosa sia un "codfish": per lei "codfish is cod, you
know, a fish..". Decidiamo di mangiare quindi piatti greci.
Ripartiamo con i nostri monopattini, attraversiamo il ponte e possiamo
osservare i numerosissimi sportivi che affollano le strade pedonali,
facciamo poi un salto al MIT ricordando i nostri studi post universitari.
All'imbrunire ci troviamo nel quartiere italiano, facciamo un salto
a vedere (solo dall'esterno perchè è già chiuso)
il veliero US Constitution, che ha combattuto con gli inglesi nell‘ottocento.
Dopo moltissimi chilometri ci troviamo ancora nella piazza del
parco davanti alla state house e prendiamo li metro per tornare
al parcheggio. Saliamo sulla Buick per andare verso cape Cod, per
vedere uno dei luoghi di villeggiatura più esclusivi della
zona e perchè dopo tanto freddo abbiamo forse anche un pò
voglia di mare. Siamo stanchissimi e ci fermiamo in un'area di servizio
dove dormiamo.
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Mercoledi 22/8/01 |
Boston - Provincetown - Marconi beach
Svegliati dalla luce e dal rumore dei pendolari che parcheggiano
all'alba nell'area ripartiamo verso cape Cod. In un paio di ore
arriviamo alla punta estrema del capo, Provincetown. Uno strano
riferimento sulla guida al ribrezzo che avrebbero i puritani a visitare
questo posto ci fa sospettare qualcosa di strano. La piccola cittadina
è chiaramente abitata da ricchiunezz, che si sollazzano lungo
le vie del centro e fanno shoping in negozi a tema.
Lasciamo immediatamente la cittadina per raggiungere una spiaggia.
Lasciamo l'auto prima di un cartello che avverte di proseguire solo
con jeep e proseguiamo a piedi. Raggiungiamo una spiaggia bellissima
e ci chiediamo come mai non ci sia nessuno. Un fortissimo odore
di uova marce e il colore nero pece del mare ci suggeriscono la
risposta. L'acqua è talmente carica di sostanze limacciose
che l'onda stenta a muoversi. Una pista per fuoristrada corre lungo
la spiaggia infinita.
Nelle spiagge successive sembra impossibile parcheggiare: enormi
parcheggi a pagamento sono completi e non è possibile lasciare
l'auto altrove. Finalmente riusciamo a lasciare il mezzo nei pressi
di una pista ciclabile, e percorriamo i chilometri che ci separano
dalla spiaggia, dove Marconi fece i suoi esperimenti, con i monopattini.
Qui il mare è un po più pulito anche se estremamente
freddo. Un'animale (sembra una foca) nei pressi della riva continua
a passare, tirando fuori di tanto in tanto la testa.
Alla sera piantiamo la tenda nella pineta di un camping nei pressi
della spiaggia.
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Giovedi 23/8/01 |
Coast guard beach - New York
Colazione al campeggio, e raggiungiamo un'altra spiaggia prima
di raggiungere la grande mela. Dalla spiaggia di Nauset
Beach nel 1879 è stato posato dai francesi un cavo di
collegamento per le comunicazioni telegrafiche con il vecchio continente,
utilizzato fino a dopo la grande guerra.
Il cielo si rannuvola e partiamo nuovamente alla volta della capitale.
Ore ed ore di viaggio in un traffico fittissimo ci portano finalmente
a destinazione. Pernottiamo sulla Buick in una zona residenziale
ai confini con il Bronx.
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Venerdi 24/8/01 |
Manhattan - Long Island
Parcheggiamo allo stadio dove tra poco si terranno gli open di
tennis e raggiungiamo Times
Square con la metropolitana. Percorriamo con i monopattini tutta
Broadway fino a wall street ed al World Trade Center, sul cui tetto
saliamo per ammirare la città dall'alto. Una passeggiata
sul ponte di Brooklin, un giro sui docks e ripercorriamo la Fifth
Avenue fino a Central Park. Una sete terrificante non saziata dai
beveroni che consumano gli americani ci porta ad acquistare per
10$ una bottiglia di acqua minerale gassata italiana, vera rarità
a NY! Il tempo è volato letteralmente e ci rendiamo conto
che siamo in ritardo: il parcheggio dove abbiamo lasiato l'auto
chiude infatti alle 21.00. Ritorniamo allo stadio che adesso è
gremito di persone che guardano una partita di baseball.
Saliamo sulla Buick e vediamo che non solo non siamo gli unici
ad essere rimasti oltre l'orario nel parco, ma che fisicamente il
parco non può essere chiuso in quanto non ci sono cancelli
di nessun tipo. Ripartiamo in direzione Long Island pensando di
fare un'ultima giornata di mare. Ci rendiamo presto conto che Long
Island non è affatto un posto dove viene spinto il turismo:
non ci sono ne alberghi ne campeggi ne motel ne B&B. Alcuni
ragazzi ci consigliano di dormire in spiaggia e di fare attenzione
ai controlli dei rangers. Facciamo una passeggiata sulla soffice
sabbia della spiaggia per vedere com'è la situazione, e decidiamo
di desistere dall'idea di dormire all'aperto: profonde tracce di
fuoristrada testimoniano i controlli della polizia locale e non
c'è nessuno che dorma in spiaggia.
Dopo ore che giriamo in auto ci fermiamo davanti ad un Motel, ma
bastano pochi istanti per capire che si tratta di un rifugio per
scappatelle più che un luogo di soggiorno.
Ci rendiamo conto anche che siamo usciti da Long Island, quindi
invertiamo la rotta e continuiamo a cercare un tetto per la notte.
Dopo ore ed ore che giriamo decidiamo di allontanarci definitivamente
dalla zona per dormire poi in auto in un parcheggio di un ipermercato.
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Sabato 25/8/01 |
Long Island- New York - Milano
Alla mattina facciamo un salto all'ipermercato per fare gli ultimi
acquisti e facciamo un ultimo giro per Long Island. Le spiagge sono
tutte a pagamento e cintate. Più che un lido sembra un carcere.
Un pontile con una palizzata in legno isola completamente la spiaggia
semideserta. Molte persone percorrono la passeggiata chilometrica
che corre sopra il pontile. Un mercatino a long beach è la
principale attrazione dei turisti. Come luogo di villeggiatura è
veramente squallido e monotono. Un susseguirsi di condomini e case
tutte uguali in un mare non balneabile perchè troppo freddo.
Torniamo a New York per fare un'ultimo giro con la Buick attraversando
l'intenso traffico che si muove verso il centro della città.
Le ultime foto, percorriamo il ponte di Brooklin la Broadway, costeggiamo
il parco dove facciamo un'ultima passeggiata. Il tempo stringe e
riattraversiamo nuovamente la città verso l'aeroporto JFK.
In città ci muoviamo velocemente (ci sono solo taxi, forse
perchè parcheggiare l'auto costa 7 dollari la mezz'ora),
ma sulle superstrade il traffico ci fa arrivare tardi all'aeroporto:
abbiamo meno di 50 minuti per fare il check-in e restituire la vettura.
Decidiamo di sbrigare prima le pratiche aeroportuali e cerchiamo
poi di riportare la balena bianca. Ci perdiamo sui viadotti dell'aeroporto
e non riusciamo a trovare la sede dell'Avis, a causa delle pessime
e contrastanti indicazioni stradali.
Riusciamo ad arrivare dove va riconsegnata la vettura e in meno
di 30 secondi gli addetti hanno già controllato l'assenza
di danni (non si sa come abbiano fatto, visto che la balena è
coperta da uno strato di sabbia e fango!), verificato il chilometraggio
e stampato la ricevuta. Ci caricano su un pullman mentre in lontananza
sentiamo i beep della Buick allontanarsi.
Arriviamo al luogo di imbarco esattamente all'ora prevista per
la partenza, e ci rendiamo conto che in realtà hanno appena
iniziato ad imbarcare.
Facciamo un salto in bagno e via sull'aereo, che si alza al tramonto
per riportarci a casa. Pensiamo a tutti i momenti belli della vacanza
e a tutto quello che abbiamo visto e vissuto...
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