MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

22 Settembre 2013

Cima Catinaccio - Rosengartenspitze (mt. 2981)

Via normale

Sabato 21 Settembre

Raggiungiamo in Navetta il rifugio Gardeccia (1950 mt) dopo aver lasciato l'auto al parcheggio di Pozza di Fassa ed iniziamo la breve salita verso il rifugio Vajolet (2243 mt) mentre il sole sparisce dietro l'ingombrante Catinaccio. Vediamo un paio di cordate che ancora si stanno cimentando nella salita. Il freddo si fa sentire ed acceleriamo il passo raggiungendo il Vajolet in meno di 40 minuti. Una gelida brezza scende verso valle dal passo di Antermoia. Prendiamo possesso della nostra camera ed attendiamo la cena mezzi congelati. Digrande aiuto i consigli di una Guida Alpina che ci sconsiglia vivamente l'arrampicata alla Torre Principale del Vajolet. Non ha mai fatto questa via, dice che è poco frequentata, difficile da trovare la via e su roccia poco stabile. Cambiamo programma ed iniziamo a studiarci la normale al Catinaccio. Marco l'ha già fatta qualche lustro fa in solitaria.

Domenica 22 Settembre

La colazione è prevista dalle ore 7.15 e la sveglia è per le 6.30. Ci prepariamo cercando di lasciare al rifugio piu materiale possibile. Sono già le 8 quando ci incamminiamo, dopo una frugale colazione, seguendo il sentiero che sale verso il passo Santner. Risaliamo pigramente aiutandoci anche con le corde d'acciaio e in un'ora circa siamo al rifugio Re Alberto (2621 mt) dove facciamo una breve sosta caffè.

 

Le torri del Vajolet e il rifugio Re Alberto
torri vajolet e rifugio re alberto

Ripassiamo la relazione di salita della via e proseguiamo verso il passo Santner (2741 mt) , raggiungendo l'omonimo rifugio chiuso e senza locale invernale in mezz'ora circa. Qui mi rendo conto che si è rotto il porta moschettoni del mio imbrago. Probabilmente è questo il motivo per il quale mi manca un mochettone e l'8 per la discesa.

Il rifugio Santner ed il Catinaccio
rifugio santner e catinaccio

Da qui in breve risaliamo il sentiero che ci porta alla base della parete del Catinaccio. Abbiamo individuato la linea di salita già dal passo Santner: dobbiamo risalire lungo un colatoio che sfocia in cresta presso una forcella, con un dislivello di circa 100 metri. Inizio io ad aprire la via affrontando subito un passaggio di III grado. Dopo pochi minuti ho già le mani ghiacciate e devo fermarmi per scaldarle con i guanti. Superato il passaggio la salita è più facile e salgo velocemente non vedendo gli anelli della sosta.

Marco mi avvisa che sto superando la metà della corda: mi ancoro ad uno spuntone di roccia e lo recupero, permettendogli di raggiungere la sosta successiva. Gli fa ancora male la mano a causa dei postimi di un sinistro in moto dell'anno scorso.

Quando lo raggiungo iniziao a cercare la variante della via più facile che prevede un traverso a sinistra. Un paio di chiodi arrugginiti mi indicano che sono sulla strada giusta. Sono su un tratto molto esposto ma facile e con un panorama mozzafiato. Finito il traverso tocca ancora a me aprire su un passaggio di III grado strapiombante che inizialmente cerco di affrontare in linea verticale. Grazie ai consigli di Marco lo supero agevolmente spostandomi sulla destra. Proseguo l'arrampicata alla ricerca della prossima sosta che non arriva mai. Salgo su facili passaggi di I e II grado senza trovare punti attrezzati per la sosta. Raggiungo la cima della forcella proprio quando la corda da 60 metri sta per finire. Mi assicuro e chiamo Marco che non risponde. Sono troppo lontano e non sente i miei richiami. Il cellulare fortunatamente ha copertura e lo chiamo dicendogli che può salire.

Sono le 13.30 quando mi raggiunge: ci abbiamo messo troppo tempo e stiamo pensando di rientrare, visto che qui c'è un anello per la calata in doppia. Decidiamo di proseguire ancora visto che il tratto in cresta è più facile. Saliamo in conserva, assicurandoci solo sui punti più esposti. Incontriamo un alpinista che scende in solitaria e ci aveva sorpassato all'inizio della via.

Ci impieghiamo un'altra ora per percorrere i 100 metri di dislivello che ci separano dalla vetta. Il panorama è incredibile e lo sguardo spazia dall'Adamello alla Marmolada. Mangiamo pane salame e torrone ed iniziamo la lunga discesa. In discesa è sempre più difficile e dobbiamo sforzarci in alcuni punti per ricordare dove siamo passati. Si rompe anche il secondo portamoschettoni del mio imbrago, facendo cadere un mazzo di friend e nuts, che fortunatamente riusciamo a recuperare.

Alle 15.30 siamo di nuovo alla forcella dove dovremo calarci in corda doppia. Inizia Marco, poi tocca a me che non ho il discensore: mi assicuro alla corda con 2 cordini legati con nodi pusik autobloccanti.Senza il discensore dovrò contare solo sulla forza delle braccia.

Ci vorrà oltre un'ora per percorrere questi 100 metri verticali tutti in un canalino / camino ed attrezzare le 5 corde doppie.

Siamo stanchissimi e dobbiamo ancora rientrare al rifugio Vajolet per recuperare le nostre attrezzature e per bere una meritata birra. Gentilissimi i gestori del rifugio Preuss che ci danno poi un passaggio fino alla nostra auto a Pera di Fassa, risparmiandoci almeno un'ora di cammino.

cetta della cima catinaccio

Quota di partenza 2243 mt
Dislivello complessivo salita 738 mt
Dislicello in parete 200 mt
   


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