MONTAGNA di LOMBARDIAMONTAGNA di LOMBARDIA

Canoa Riva Trigoso - Monterosso

Venerdi 1 Novembre 2002

Arriviamo in mattinata a Riva Trigoso: parcheggiamo l'Audi di Monica, gonfiamo le canoe, compriamo panini e bevande e siamo pronti per la partenza. Nonostante sia già Novembre la temperatura è piacevole e si rema in costume da bagno.

 

Alle ore 16.45 arriviamo alla spiaggia di Framura, dopo 2 ore e mezza di canoa passando da Moneglia e Deiva Marina. Il sole sta tramontando e dobbiamo cercare un ricovero per la notte. A framura non ci sono molti alberghi ma abbiamo il contatto di una persona che ci ha già affitato altre volte il suo appartamento. Non ha un recapito telefonico ma speriamo di trovarla al bar del paese. Sgonfiamo le canoe e ci carichiamo i pesi in spalla per risalire le lunghe scalinate che portano in paese.

Al bar purtroppo la signora ci fa presente che l'appartamento è già affittato, quindi non ci resta che risalire fino alla parte alta del paese dove ci sono 2 albergi e un ostello. Mentre io e Franco risaliamo Monica rimane al bar.

Grossa delusione per i due alberghi che sono chiusi fuori stagione: ci rimane solo l'ostello. Questo scopriamo che è al completo ed è occupato da amiche di Franco che stanno seguendo un corso di yoga.

Si dimostrano disponibili a condividere i letti ma purtroppo in tre non ci stiamo proprio. Monica è più fortunata di noi e facendo pr al bar riesce a trovare un altro affittacamere che ha un rustico appena ristrutturato libero.

 

Molli

 

Tramonto in spiaggia

 

Tramonto a Sette (frazione di Framura), alla ricerca di un posto dove dormire e dove cenare

 

2 Novembre 2002

Framura - Monterosso

Ci alziamo di buon'ora e con i bagagli e canoe in spalla andiamo a fare colazione ad un Bar. Franco si intrattiene con un gatto locale e intavola una animata discussione di cibi surgelati con gli astanti.

Il tempo non è bello come ieri e la copertura nuvolosa ci suggerisce di attrezzarci per proteggere i nostri bagagli dall'acqua. Siamo sprovvisti di sacche stagne e andiamo alla ricerca di sacchi di plastica. Li troviamo in uno spaccio del luogo da una genilissima signora che non si è ancora abituata al cambio in Euro.

Impacchettiamo i bagagli e scettici scendiamo verso il mare, che si presenta già abbastanza mosso. Decidiamo di uscire comunque e gonfiamo le canoe. Appena usciti dal piccolo porticciolo ci rendiamo conto che le onde sono più grandi del previsto, ma procediamo sperando che il tempo migliori. Franco segue una rotta leggermente diversa dalla nostra, e ogni tanto sparisce dietro le onde sempre più grandi.

Passiamo Bonassola senza nemmeno fermarci ma poi il mare si ingrossa ulteriormente ed iniziamo ad aver fame. Approdiamo alla spiaggia di Levanto e ci sediamo in un bar sulla spiaggia per gustarci panini e birre.

Franco vedendo il mare in queste condizioni decide di battere la ritirata. Lo accompagno con i bagagli in stazione mentre Monica rimane in spiaggia. Un salto alla Capitaneria di porto per constatare che le previsioni sono di peggioremanto e decido anche io di abbandonare l'impresa.

Ritornati in spiaggia mi metto ad osservare le onde che si infrangono con violenza. Un paio di canoisti stanno giocando con le onde con piccoli kayak da rodeo. Mi sta venendo voglia di proseguire affrontando il mare in tempesta. L'adrenalina inizia a scorrere a fiumi ancora prima di aver deciso se uscire o meno e mi convince a tornare in mare. Monica potrebbe raggiungermi a Monterosso in treno. Mi preparo caricando solo il minimo indispensabile ed affronto di petto l'ingresso in acqua.

Le onde sono davvero grosse adesso ma mi sto divertendo. La decisione a questo punto è presa: raggiungerò Monterosso percorrendo gli 8 chilometri di mare in tempesta girando attorno alla punta Mesco. E' ormai tardi, sono quasi le 16.00 e il sole sta per tramontare. Ho solo un'ora di luce e devo sbrigarmi ma il vento e la corrente sono contrari. Avanzo molto lentamente e la canoa ad ogni ondata si riempie sempre di più.

Ogni tanto provo a svuotarla con una spugna ma serve a ben poco. Il sole lentamente scende sotto l'orizzonte ma io sono ancora lontano dal paese. Sto seguendo un tratto di costa rocciosa a strapiombo sul mare dove non esistono possibilità di approdo. A metà circa del percorso vedo una piccolissima spiaggia dove potrei attraccare e dove potrei rientrare seguendo il sentiero che si inerpica sulla montagna.

Ci impiegherei sucuramente molto più tempo ma sarebbe più sicuro. Il mio pensiero va a Monica che mi sta aspettando ormai da più di un'ora a Monterosso e q quanto si potrebbe preoccupare se ci impegassi altre tre ore per rientrare. Qui ovviamente non c'è copertura di rete cellulare e non potrei nemmeno avvertire che sto rientrando via terra.

Nel frattempo Monica sta iniziando a preoccuparsi e telefona a Franco che è ancora in treno chiedendo un consiglio su cosa fare. Lui suggerisce di attendere ancora un'ora prima di chiamare i soccorsi.

Decido di proseguire via mare e continuo la mia lotta con le onde. Non posso smettere un istante di remare perchè solo con la spinta dei remi riesco a tenermi in equilibrio. Le onde arrivano così forte che rimbalzano sulle roccie e ritornano indietro, mi ritroco circondato dalla violenza del mare. Il tempo passa e ormai è quasi buio pesto. La punta Mesco sembra non finire mai, mi immagino Monica che chiama i soccorsi. Infatti ha chiesto informazioni ad alcuni pescatori che stavano rientrando i quali l'hanno invitata a chiamare subito la Capitaneria di Porto. Mentre lei è al telefono che spiega la situazione io sto ancora lottando con la furia degli elementi ma il mio obiettivo finalmente si rende visibile: in lontananza veod infatti le luci del paese di Vernazza che mi tranquillizzano. Sono convinto che si tratti di Monterosso ma andando avanti mi è chiaro l'errore e punto verso il pese più vicino. Sento il cellulare che squilla dentro ad un contenitore stagno per alimenti. Mi immagino possa essere Monica e vorrei tanto poter rispondere ma significherebbe rischiare di rovesciarmi e perdere il telefono.

E' lei che che sta provando a chiamarmi prima di dare il via alla Capitaneria che prende nota di tutte le generalità. Oltre a queste vogliono sapere se avevo una muta e un giubbotto salvagente, il colore dei vestiti e della canoa e altre numerose informazioni. Forse pensano si tratti di uno scherzo.

Nel frattempo io sono arrivato davanti alla spiaggia e devo trovare il punto più facile dove approdare. Il rischio con le tenebre è quello di essere scaraventato dalla forsa delle onde contro un ostacolo fisso. Individuo quella che mi sembra essere una spiaggia e cavalco l'onda.

Sulla spiaggia non c'è nessuno e la prima cosa che faccio è quella di chiamare Monica che però è ancora al telefono con la Capitaneria. Finalmente riusciamo a parlarci e blocchiamo i soccorsi. Lei è più scioccata di me. Non ci resta che cercare un albergo e un ristorantino per la sera.

Il giorno dopo il tempo non migliora e non ci resta che rientrare a Milano in treno.

 

Il Bar della Colazione

 

Acquistare 3 sacchi di plastica da 400 lire l'uno: quanto farà in Euro?? Nemmeno la calcolatrice risolve il problema.

 

Che fatica ripartire!

 

La Galleria di Framura

 

Gonfiando le canoe per il secondo giorno

 

Arrivati a Levanto

 

La spiaggia di Levanto: parcheggiamo le canoe e andiamo a pranzo

 

Freddo?

 

Il mare rinforza: che fare?

 

Fanco molla e compra un biglietto per tornare in treno

 

Mare forza 4 in rafforzamento, onda lunga: partire in solitaria per Monterosso?

 

Si ripiega la seconda canoa

 

L'arrivo a Monterosso con il buio

 

 

Albergatore a Monterosso

 

 

Il terrificante parcheggio dei camper di Monterosso

 

Il mare a Monterosso alla sera

 

 

3 Novembre: brutto tempo

 

Ancora Monterosso

 

 

 


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